Una semplice domanda: Benigni voterà sì al referendum per confermare le riforme costituzionali di Verdini e della Boschi? Chiedeteglielo anche voi su Twitter con #BenigniRispondi.
di Piero Ricca
“Caro Benigni,
lei ha saputo raccontare agli italiani con parole ispirate il valore e lo spirito della nostra Costituzione.
Per questo ero curioso di conoscere il suo parere sulla riforma costituzionale in via di approvazione in parlamento.
Pochi giorni fa abbiamo appreso che lei è orientato a votare Sì al referendum previsto per l’autunno. In risposta alla domanda di un cronista lei infatti ha dichiarato: “Sì, certo che voterò sì, ci mancherebbe...”. Poi ha parlato d’altro, tra una battuta su Renzi nudo e un’altra sul family day, così non c’è stato il tempo per approfondire le ragioni della sua scelta.
Nel riportare la notizia il Corriere della Sera ha tuttavia scritto che lei ha risposto in modo scherzoso.
Davvero stava scherzando, caro Benigni? Oppure è seriamente intenzionato a confermare con il suo voto le modifiche apportate alla Costituzione?
Nel secondo caso, sarebbe interessante comprendere per quale ragione non la preoccupano il metodo e il contesto di una riforma che – senza alcun coinvolgimento della società civile – proviene da un governo che non rappresenta alcuna volontà popolare, la cui maggioranza parlamentare si fonda su un premio di seggi costituzionalmente illegittimo, poiché illegittima è stata dichiarata la legge elettorale che, attraverso liste bloccate, ha espresso il parlamento in carica.
Le sembra una condizione istituzionale idonea per una revisione che modificherà in modo decisivo gli assetti della nostra Repubblica? Ravvede in un contesto siffatto, dove si muovono manovratori del calibro di Denis Verdini e dove inchieste penali e cambi di casacca sono all’ordine del giorno, un riflesso di quello spirito costituente che lei ha giustamente celebrato durante lo spettacolo televisivo dedicato alla Costituzione “più bella del mondo“?
Ma forse lei, caro Benigni, ha preferito tralasciare le questioni di metodo e di contesto per concentrarsi sui contenuti della riforma. Forse lei si è convinto che ha ragione chi parla di governabilità, semplificazione dell’iter delle leggi, cospicui risparmi per i cittadini. Tutti argomenti di facile presa, ma agevolmente confutabili in un dibattito serio.
Sia chiaro: le Costituzioni non sono intoccabili, possono essere riformate anche quelle ben scritte come la nostra. Ma dovrebbero essere rispettate, prima di venir riformate. E la nostra è una Costituzione ben poco rispettata, a cominciare da coloro che intendono cambiarla imputandole colpe che sono invece della classe politica.
Tutti i sondaggi dicono che la maggioranza degli italiani sanno poco o nulla della questione. Ecco perché le scrivo: per contribuire a una verifica pubblica del modo in cui la Costituzione sta per essere cambiata. Se cioé le modifiche rispettano o alterano i principi fondamentali di sovranità popolare, rappresentanza, partecipazione che anche a lei, caro Benigni, stanno sicuramente a cuore.
Non si può liquidare la faccenda con un motto di spirito, dunque. Al contrario c’è molto da discutere, con serenità e a viso aperto, soprattutto degli effetti della combinazione tra la riforma costituzionale e la nuova legge elettorale chiamata Italicum.
A me non piacerebbe ritrovarmi a vivere in un paese in cui il leader del partito vincente, anche se rappresentativo solo di una minoranza del corpo elettorale, potrebbe diventare il dominus del potere esecutivo e legislativo, con la facoltà di nominare in proprio le massime cariche delle istituzioni di garanzia. E lei, caro Benigni, si sentirebbe a suo agio in un’ex Repubblica parlamentare convertita in un premierato assoluto senza validi contrappesi?
Per chi abbia a cuore lo spirito della democrazia costituzionale, il punto vero è questo.
Ne vogliamo parlare, caro Benigni, qui sul Blog o altrove, anche per motivare tanti altri cittadini a farsi una propria opinione e partecipare in modo consapevole al referendum?
L’aspettiamo.” Piero Ricca
Ps: In merito alle notizie riportate dai media sulla sanzione di 150.000 euro a chi dovesse dissentire dopo la sua elezione con il M5S si precisa che il provvedimento è legato al non rispetto delle regole liberamente firmate prima delle elezioni e non a un generico dissenso. Le regole sono consultabili su questo sito.
VIDEO La riforma del Senato spiegata in 2 minuti