Le risposte alla crisi generata dalla pandemia stanno portando avanti un cambio di paradigma per ricostruire meglio le nostre città: il diritto alla città.
Il diritto alla città è un’idea che è stata proposta per la prima volta da Henri Lefebvre nel suo libro del 1968 Le Droit à la ville e che è stata sostenuta più recentemente da molti movimenti sociali e pensatori come un invito all’azione per rivendicare la città come uno spazio co-creato, un luogo per la vita distaccato dai crescenti effetti che la mercificazione e il capitalismo hanno avuto sull’interazione sociale e l’aumento delle disuguaglianze nelle città di tutto il mondo negli ultimi due secoli. (ndr)
La situazione di crisi globale generata dal coronavirus sta dimostrando l’urgenza di mettere la vita e le persone al di sopra del profitto. È più che mai necessaria un’efficace trasformazione della vita urbana, che sia orientata verso modelli di sviluppo economico e urbano centrati sulla funzione sociale della città. Ciò implica il recupero e il rafforzamento dei servizi pubblici, verso una società della ricchezza sociale e un’economia al servizio della vita e del bene comune. È necessario dare la priorità alla dignità, alla cura e all’effettiva democratizzazione delle decisioni riguardanti il presente e il futuro delle città.
Gli attuali modelli urbani che interpretano lo spazio urbano come una merce stanno mostrando i loro difetti strutturali. Rivelano città inuguali, segregate, senza diritti umani fondamentali, come la salute e gli alloggi. Per perpetuare questo modello, vengono utilizzati meccanismi che generano espropriazioni, sfratti, senzatetto, privatizzazione di spazi e servizi pubblici, distruzione di stili di vita, esclusione, violenza etc…
Stiamo assistendo a un momento di cambiamento accelerato dalle iniziative delle organizzazioni della società civile e dei governi locali di tutte le regioni del mondo. Stiamo affrontando un’ondata emergente di trasformazione in risposta alla crisi economica, sociale ed ecologica del nostro pianeta.
Ad esempio, in Argentina, Scozia, Spagna, Stati Uniti, Italia, Francia e Portogallo si è compiuto un passo avanti nella tutela del diritto alla casa. Durante la pandemia, gli sfratti sono stati sospesi e si stanno preparando nuove politiche per convertire appartamenti e uffici in alloggi a prezzi accessibili. In tutto il mondo sono stati fatti progressi anche sulle politiche di emergenza che hanno garantito l’ approvvigionamento di generi di prima necessità e sostenuto i lavoratori del settore informale. Queste misure hanno dimostrato che il cambiamento è possibile, ora la sfida è muoversi verso politiche permanenti e cambiamenti strutturali.
Per fare questo, la società civile sta aprendo la strada esaminando le iniziative finaliste dell’Atlante delle utopie, un progetto dell’Istituto transnazionale che riunisce storie di comunità di tutto il mondo incentrate sulla trasformazione delle politiche e delle pratiche per alloggi, acqua, cibo ed energia.
A Petorca, in Cile, ad esempio, Agua para todxs, l’unione rurale di fornitori di acqua, sta generando soluzioni sostenibili alla crisi idrica rafforzando la mobilitazione della comunità. A Pengon, in Palestina, le donne sono leader nell’energia sostenibile. Questa iniziativa riunisce le donne locali con l’obiettivo di trasformare il sistema energetico, dando loro il controllo dell’energia solare e consentendo loro di partecipare al processo decisionale nel settore dell’energia pulita e guidare il cambiamento nelle loro comunità.
Queste esperienze di membri e alleati della Piattaforma globale per il diritto alla città e delle città trasformative dimostrano che la protezione del diritto alla città per tutti è possibile. Difendiamo il diritto alla città per uscire più forti dalle crisi grazie alla sua natura globale e democratica e alla prospettiva territoriale. Oggi più che mai è chiara l’interdipendenza di tutti i diritti umani. Serve un approccio globale, ancorato al territorio e costruito congiuntamente dalla società, dai governi locali e nazionali e dalle organizzazioni internazionali che costruiscano quell’altro mondo possibile, più giusto, solidale e sostenibile.
Traduzione dell’articolo pubblicato su El Pais, a firma di Isabel Pascual Díaz e Sophia Neitzert Torres, della Piattaforma globale per il diritto alla città, e Josephine Valeske e Melissa Koutouzis del team del Transnational Institute.