“La figuraccia era nell’aria e alla fine è arrivata, pesante: il ministero del Lavoro si è dimenticato 1.392.196 contratti cessati. Un errore che gli ha permesso di fornire un numero di rapporti di lavoro stabili creati (cioè a tempo indeterminato) più che doppio rispetto a quello effettivamente registrato nei primi 7 mesi dellanno, in confronto allo stesso periodo del 2015: non sono 630.585, ma 327.758. E, senza contare le trasformazioni di contratti a termine in indeterminati, la cifra si ferma a 117.498. Lincredibile errore è stato riportato ieri da Marta Fana sul Manifesto. Il ministero guidato da Giuliano Poletti martedì sera aveva ammesso al Fatto la possibilità che i dati potessero non tornare, e ieri pomeriggio lo ha messo nero su bianco in una nota surreale: Martedì purtroppo un errore nei calcoli relativi alle diverse componenti ha prodotto valori non esatti. Va detto che gli avvisi alla prudenza erano arrivati da più parti, ben ultimo il presidente dellIstat Giorgio Alleva, che aveva parlato di caos desolante sui numeri del mercato del lavoro. Il riferimento era ai dati che sono amministrativi e non statistiche,aveva sottolineato Alleva delle comunicazioni obbligatorie fornite dal ministero, cioè i contratti attivati e cessati nel settore privato (al netto della Pa e del lavoro domestico). Da gennaio, su input di Poletti, il ministero ha iniziato a usarli per dimostrare che i generosi incentivi alle assunzioni stabili (10 miliardi in tre anni) e il Jobs Act (labolizione dellarticolo 18) stanno funzionando, se non altro sui titoli dei giornali. Martedì il dicastero di via Veneto ha pubblicato i dati di luglio. Manco a dirlo, cifre da capogiro: 767.168 nuovi contratti attivati
etc. Come sempre, guardandoli con più attenzione, si scopre che la realtà è ben diversa: i nuovi contratti cioè al netto di quelli cessati sono 135.417,di cui solo 47 a tempo indeterminato. Rispetto a luglio 2014, poi, ci sono 4.966 contrattiin più (10 mila con le stabilizzazioni)”.
Dal Fatto Quotidiano del 27 agosto
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