di Erik Brynjolfsson – 120 anni fa, le fabbriche americane iniziarono a elettrificare la propria attività, dando inizio alla Seconda Rivoluzione Industriale. Ma la produttività non crebbe per 30 anni. Abbastanza perché una generazione di dirigenti andasse in pensione. Solo la generazione successiva riprogettò i processi lavorativi, raddoppiando o addirittura triplicando la produttività. L’elettricità è un esempio di tecnologia multiuso, come lo era prima di lei la macchina a vapore. Le tecnologie multiuso guidano la maggior parte delle crescite economiche, perché scatenano innovazioni a cascata, come le lampadine o gli elettrodomestici.
C’è una tecnologia multiuso della nostra era? Certo. È il computer.
Ma la tecnologia da sola non è sufficiente. Così come le prime generazioni di manager dovevano riprogettare le loro fabbriche, noi dovremo reinventare le nostre organizzazioni e persino il nostro intero sistema economico. Ma questo lavoro non lo stiamo facendo bene. Infatti la produttività in realtà va bene, ma si è scollegata dal lavoro, e il reddito di un tipico lavoratore sta crollando.
Guardiamo la realtà.
Eppure, tutti questi numeri sottostimano i nostri progressi, perché l’era delle nuove macchine è più legata alla creazione di conoscenza che alla semplice produzione fisica. Si tratta di mente, non di materia, di cervello, non di muscoli, di idee, non di cose. Questo crea un problema per gli standard di misurazione, perché otteniamo sempre più cose gratuitamente, come Wikipedia, Google, Skype, ecc. Ma gli economisti misurano il PIL. Prezzo uguale a zero, significa zero nelle statistiche del PIL. Secondo i numeri, l’industria della musica è la metà di quello che era 10 anni fa, ma ascoltiamo sempre più musica e di migliore qualità.
Nel complesso, la mia ricerca stima che il PIL non tiene in considerazione 300 miliardi di dollari all’anno in merce e servizi gratuiti su Internet.
Ma guardiamo al futuro. Ci sono persone che sostengono che abbiamo raggiunto la fine della crescita, ma per capire il futuro della crescita, dobbiamo fare previsioni sui motori alla base della crescita. Sono ottimista, perché la nuova era delle macchine è digitale, esponenziale e combinatoria. Quando la merce è digitale, la si può replicare con una qualità perfetta a costo quasi nullo, e la si può consegnare quasi istantaneamente. In secondo luogo, la nuova era delle macchine è esponenziale. I computer migliorano a una velocità incredibile. Oggi una Playstation è più potente di un supercomputer militare del 1996. Ma i nostri cervelli sono predisposti per un mondo lineare. Di conseguenza, i trend esponenziali ci sorprendono perché non li comprendiamo.
In terzo luogo, la nuova era delle macchine è combinatoria. Ecco un esempio. In qualche settimana, un mio laureando ha progettato una app che ora ha 1,3 milioni di utenti. È stato in grado di farlo così facilmente perché l’ha costruita su Facebook, e Facebook è stato costruito sul web, che a sua volta è stato costruito su Internet, e così via.
Ma c’è forse un invenzione più importante: è l’apprendimento delle macchine. Considerate Watson della IBM. Watson battè il campione di “Jeopardy”. Ora Watson fa domanda per lavori legali, medici o in banca, e spesso ne ottiene qualcuno. Questo vuol dire che non abbiamo niente di cui preoccuparci? No. La produttività è più alta che mai, ma sempre meno persone hanno un lavoro. Abbiamo creato più ricchezza che mai nell’ultimo decennio, ma, per la maggioranza degli americani, i redditi sono crollati. Questo è il grande scollamento della produttività dall’occupazione, della ricchezza dal lavoro.
La tecnologia avanza rapidamente, ma lascia indietro sempre più persone. Oggi possiamo prendere un lavoro di routine e replicarlo un milione di volte con un computer. C’è un esempio che riassume questa nuova economia: TurboTax, un software che fa tutto quello che fa un commercialista ma è più veloce, più economico e più preciso.
Come può un lavoratore preparato competere con un software da 39 dollari? Non può.
Oggi milioni di americani fanno una dichiarazione dei redditi più economica e più precisa. Ma il 17% dei commercialisti non ha più lavoro. Questo sta accadendo, non solo nei software e nei servizi, ma nei media e nella musica, nella finanza e nella fabbricazione, nel dettaglio e nel commercio. In breve, in tutte le industrie la gente compete con le macchine, e molti stanno perdendo la gara. La risposta è, invece di competere con le macchine, dobbiamo imparare a competere insieme a loro. Questa è la nostra grande sfida.
15 anni fa quando Gary Kasparov, il campione mondiale di scacchi, giocò contro Deep Blue, un supercomputer, e perse. Oggi un cellulare può battere un campione di scacchi umano. Ma oggi il campione mondiale di scacchi non è più un computer. Non è neanche un umano, perché Kasparov ha organizzato un torneo freestyle in cui squadre di umani e computer potevano lavorare insieme, e la squadra vincente non aveva un campione, e non aveva un supercomputer. Quello che avevano era un lavoro di squadra, e hanno mostrato che una squadra di umani e computer, che lavorano insieme, possono battere qualunque computer o qualunque umano che lavora da solo.
Questa è una grande prospettiva, ma è nuova. Stiamo guardando il mondo con occhi obsoleti. Tra pochi anni non sarà più necessario distinguere il lavoro umano da quello computerizzato, come sarà difficile distinguere tra tempo libero e lavoro.