di Michele Diomà – Ci sono artisti che non amano le vie agevoli quando scelgono di raccontarsi nella propria opera, che non hanno alcuna sudditanza psicologica verso i detentori del potere e che anzi, trovano ispirazione proprio nella missione di dover mettere a nudo gli oppressori.
L’Italia non ha avuto nel ‘900 molti artisti appartenenti a questa preziosissima categoria, ma sicuramente accanto a Pier Paolo Pasolini, Dario Fo e Fabrizio De André, il ruolo di Bernardo Bertolucci è stato di incisiva rilevanza per smascherare tutte le ipocrisie ataviche che perseguitano il nostro paese, che cambiano volto, ma non essenza. Perché secondo molti burocrati della comunicazione, quelli che prendono certe decisioni, beh, ci sono cose che non vanno dette in pubblico e pertanto alcuni registi, poeti e attori devono esser censurati per una sorta di benessere nazionale.
Bernardo Bertolucci molti anni prima degli Oscar e della gloria planetaria per “L’ultimo imperatore” fu condannato da un tribunale italiano a bruciare la pellicola madre di “Ultimo tango a Parigi” affinché neanche più i posteri potessero vedere il film incriminato. Erano i primi anni ‘70 ed oggi una simile condanna in stile Savonarola può far persino sorridere per quanto delirante. Fortunatamente la situazione sembra essere migliorata, tuttavia nel giorno in cui ci lascia un Grande Maestro della Settima Arte come Bernardo Bertolucci, forse dovremmo anche farci una domanda: “Oggi l’Italia è un paese completamente libero? Oppure hanno ancora vita difficile gli artisti che non vogliono allinearsi al pensiero dominante e che non accettano di raccontare una visione del mondo predeterminata?” .
Un augurio rivolto a tutti per oggi e per il futuro, qualsiasi siano le proprie opinioni politiche, è quello di rivedere spesso i film di Bernardo Bertolucci, perché è stato uno di quegli artisti che ha reso l’Italia un paese ammirato nel mondo. Chiunque ami il grande cinema, oggi, paradossalmente, può sorridere, perché per sempre potrà contare sulle opere di un regista, che scegliendo la via espressiva più ardua, ha saputo raccontare il suo tempo e ci aiuterà a comprendere meglio anche il presente.
Ciao Maestro!