di World Economic Forum – L’Asia è una potenza globale. Dagli anni ’80 in poi, ha visto uno sviluppo economico senza paragoni che ha sollevato milioni di persone dalla povertà e ha fatto dell’Asia un leader mondiale in molte categorie, prima appannaggio solo dell’Occidente. Tuttavia, ora numerosi segnali ci dicono che la sua corsa sta rallentando.
La crescita in Cina e in India non è più a due cifre, molti paesi devono affrontare la sfida della trappola del reddito medio e delle relative pensioni, comincia a pesare la sfida del cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle disuguaglianze in tutta la regione.
Tutti problemi che noi europei conosciamo bene.
Politici e esperti si stanno domandando cosa adesso freni l’Asia da una crescita ulteriore. Per noi, tuttavia, individuare la fonte del problema è semplice. L’Asia ha un motore immensamente vasto, potente, dinamico, dalle potenzialità incredibili, che però è inutilizzato: le donne.
Secondo la Banca asiatica per lo sviluppo, attualmente meno della metà delle donne in Asia è occupata in qualsiasi lavoro, rispetto all’80% degli uomini. Inoltre, le donne che lavorano sono pagate quasi il 25% in meno delle loro controparti maschili. L’Organizzazione internazionale del lavoro ha rilevato che le posizioni di leadership nell’economia, i posti di lavoro dirigenziali, sono occupate da donne in un solo caso su tre.
Costo della disparità di genere. Anche questo conosciamo bene noi europei.
È una profonda, ingiusta disparità di genere che sta trattenendo l’Asia. Così grande che la McKinsey aveva stimato che se non avessero fatto nulla, l’intera economia globale avrebbe sofferto, perdendo circa 4.5 trilioni di dollari in PIL annuo entro il 2025.
Per l’Asia, ora è il momento di investire nelle donne. Abbattere le barriere che ostacolano il loro successo economico. Il primo è rimediare alle norme di genere che impediscono alle donne asiatiche di far parte della forza lavoro. Come i permessi per il periodo di maternità. Questo può limitare le loro possibilità di carriera o vederle bloccate in settori economici a bassa retribuzione, che sono anche quelli più vulnerabili alla sostituzione per automazione. Inoltre ci sono ancora troppi problemi di abusi e molestie sul lavoro.
I settori di crescita ad alto valore dell’Asia sono nel digitale, nella tecnologia e nell’elettronica. È imperativo che la grande digitalizzazione dell’economia diventi veramente inclusiva per tutti.
Dobbiamo anche contare che se le ragazze vedono più donne in posizioni di leadership, nel management o nei posti di valore, questo inizia a sfidare i preconcetti dei tipi di lavoro a cui le ragazze devono aspirare.
Non solo le industrie digitali e tecnologiche sono dominate dagli uomini, ma c’è anche un pregiudizio radicato nell’istruzione di un bambino che i temi relativi a scienza, tecnologia, ingegneria e matematica sono solo per ragazzi e uomini. Stesso vale per tutto ciò che riguarda il fare impresa.
Ma qual è il punto?
In Asia c’è sicuramente una disparità di genere profonda e marcata, figlia di una cultura tradizionale che solo ora si sta aprendo al mondo. In più dobbiamo contare che questi paesi non hanno il tempo per adattarsi che invece abbiamo avuto noi. Stanno vedendo cambiamenti sociali velocissimi.
In particolare dispiace però che la maggior parte dei problemi che affliggono l’Asia siano anche quelli che pesano (ancora) sulle società più “mature”. Qui le leggi ci sono, ma di fatto le paghe per le donne sono minori, si chiede subito se si ha intenzione di far figli e le opportunità sono ancora fortemente legate al genere, come al luogo di nascita e all’estrazione sociale. Insomma pare che tutto il mondo sia alle prese con un ascensore sociale che si è decisamente rotto, forse a causa di un sistema capitalistico che non funziona più.