di Greenpeace – Attivisti di Greenpeace hanno scalato questa mattina il palazzo della Regione Lazio, a Roma, calandosi poi lungo una parete dell’edificio sulla quale hanno aperto un enorme striscione con il volto di Nicola Zingaretti, coperto da una maschera antismog e accompagnato dalla scritta “Aria pulita ora!”. Gli attivisti hanno voluto denunciare il mancato adeguamento del “Piano di Risanamento per la Qualità dell’Aria” regionale alla normativa in vigore.
Mentre alcuni attivisti hanno aperto il banner con il ritratto di Zingaretti – opera dello street artist Tvboy, famoso per le sue opere tra cui il murales del bacio tra Di Maio e Salvini – all’ingresso della sede della Regione altri attivisti hanno manifestato con striscioni che recitano “Tempo scaduto. Ci vediamo in Tribunale”.
Greenpeace annuncia infatti un esposto contro il mancato aggiornamento da parte della Regione Lazio del piano per la qualità dell’aria attualmente in vigore. Un piano ormai assolutamente carente e inadeguato alla luce della normativa corrente, adottato oltre otto anni fa sulla base di una normativa del 1999.
«Greenpeace si rivolgerà ai giudici per tutelare il diritto dei cittadini a respirare aria pulita. Il comportamento della Regione, che neppure si è degnata di rispondere in maniera adeguata alla nostra lettera di diffida, è deplorevole», dichiara Andrea Boraschi, responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia. «Il governo di Zingaretti è colpevole, da oltre cinque anni, di una grave inazione sul fronte dell’inquinamento atmosferico; è giunto il momento di rivolgersi ai giudici contro un immobilismo incomprensibile, senza scusanti e, soprattutto, dannoso per la salute di migliaia di cittadini».
L’organizzazione aveva notificato lo scorso 19 febbraio una lettera di diffida alla Regione Lazio con la richiesta di adottare un “Piano di Risanamento per la Qualità dell’Aria” che individuasse le misure necessarie a riportare i livelli di inquinamento atmosferico in regione al di sotto dei valori di legge nel più breve tempo possibile. L’organizzazione aveva dato, in quella diffida, 60 giorni di tempo per avviare l’adeguamento del Piano ivi compresa l’indicazione di un termine chiaro, non oltre sei mesi per la sua conclusione. A fronte delle elezioni tenutesi il 4 marzo scorso, che hanno confermato la presidenza di Zingaretti, Greenpeace ha deciso di attendere oltre tre mesi. La Regione, nel frattempo, non ha risposto in modo adeguato alla diffida.
La riprova dell’inefficacia dell’attuale Piano – e delle misure in esso contenute – è venuta recentemente anche dalla Commissione Europea: nel deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per la ripetuta violazione delle norme in materia di inquinamento atmosferico, la Commissione ha incluso il Lazio tra le aree in cui le autorità non hanno presentato misure credibili, efficaci e tempestive per ridurre l’inquinamento entro i limiti il prima possibile.
Dal 2010, anno di recepimento della direttiva europea più recente, in caso di sforamento dei limiti di legge per le concentrazioni di inquinanti, la legge impone alle Regioni di predisporre piani contenenti “misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile”. A tal fine, le Regioni devono adottare un “Piano di Risanamento per la Qualità dell’aria” in cui siano individuati provvedimenti specifici, sia definito un calendario di interventi e siano valutati impatti e miglioramenti attesi. Tutti questi elementi sono del tutto assenti nel Piano attuale della Regione Lazio, adottato nel 2009 e mai aggiornato in linea con i chiari dettati della normativa.
Come risultato di tale inerzia, sette anni dopo la loro entrata in vigore, a Roma le soglie legali per il biossido di azoto (NO2, un inquinante tipico della mobilità diesel che in Italia è causa di oltre 17 mila morti premature l’anno) sono superate anche del 50 percento. La serie storica dei rilevamenti di ARPA Lazio rivela che la capitale ha livelli di inquinamento da NO2 minori, di pochissimo, solo a quelli di Torino, e spesso più alti di quelli di Milano. Non va meglio con il PM10 nel frusinate, e in particolare nella Valle del Sacco: in dodici anni di vita della normativa su questo inquinante, i valori limite giornalieri sono stati superati puntualmente, anno dopo anno, fin quasi tre volte il numero consentito (fino a 93 giorni di sforamento nel 2017). Una “piccola Pianura Padana” nel centro Italia e una qualità dell’aria tra le peggiori d’Europa.