“Abbiamo deciso di cominciare un percorso per collegare le parole università e futuro.
Siamo partiti dalla fotografia dello stato attuale delle nostre Università, raccogliendo i dati a partire dalla riforma del 3+2, nata con l’obiettivo di aumentare il numero di laureati italiani.
Un obiettivo non raggiunto.
Infatti a 9 anni dall’introduzione della riforma solo il 50% degli iscritti ha concluso positivamente il percorso di laurea. Un risultato fallimentare, come testimonia anche la distanza che abbiamo ancora con il resto dei paesi europei.
Se l’obiettivo fissato dal programma Horizon è il 40% di laureati tra i 30 e i 34 anni da raggiungere entro il 2020… ebbene la media OCSE è del 37%, quella italiana di appena il 22%. Siamo in terribile ritardo.
Questo dato è certamente correlato al fatto che laurea in Italia non è sinonimo di lavoro.
Solo col crescere dell’età le statistiche dell’occupazione premiano chi ha un titolo accademico rispetto a chi ha un diploma.
L’iscrizione all’università è sempre stata un lusso che non tutte le famiglie italiane possono permettersi.
I finanziamenti per gli atenei italiani sono costantemente tagliati dai governi e, di conseguenza, i costi dell’istruzione universitaria gravano quasi completamente sulle famiglie.
Nel sostegno allo studio infatti siamo fanalino di coda non solo in Europa, ma tra tutti i Paesi del mediterraneo visto che lo Stato garantisce una borsa di studio solo al 15% degli studenti. E se nel 2008 il nostro Paese destinava a questa voce di spesa 9 milioni di euro, nel 2013 questa cifra irrisoria si è ridotta ulteriormente del 18%.
Complessivamente solo l’1% del nostro PIL è destinato ad università e ricerca, si pensi che per raggiungere la media dei paesi europei bisognerebbe investire tra i 30 e i 40 miliardi in più all’anno!
C’è poi una grossa carenza di personale che il consiglio universitario nazionale ha calcolato in circa 14.000 docenti e 9.000 ricercatori. Manca all’appello circa il 30% di professori ordinari e il 17% di professori associati, -25% rispetto alla media dell’Unione Europea.
Il motivo è presto spiegato: mancano i fondi pubblici, c’è il blocco del turn over (non c’è ricambio), ma anche l’età avanzata del pensionamento.
Pensate che per ogni professore ordinario che va in pensione si sbloccano risorse per assumere ad esempio 2 nuovi ricercatori o per l’avanzamento di carriera di 4 ricercatori o di 2 professori associati.
Ecco, questo è lo scenario, la fotografia di un disastro, che però non ci scoraggia.
L’Università italiana ha bisogno di nuove idee, di nuova linfa.
Siamo motivati a risollevare l’università e vogliamo farlo ripartendo dal diritto allo studio, fissando un tetto massimo alle tasse di ogni ateneo, abbassandole alle famiglie con redditi medio-bassi e fissando una no-tax area per quelle che sono al di sotto della soglia di povertà.
Abbiamo proposto una legge che i partiti hanno insabbiato. Per cui pensiamo sia importante che il supporto arrivi direttamente dagli interessati. Da voi.
Scaricate, firmate e diffondete la petizione e usate la nostra email per richieste o aggiornamenti.
Porteremo le firme al ministro Giannini per fargli capire quanto sia importante un accesso equo agli studi.
Dobbiamo poi ridare valore alla ricerca aumentando gli investimenti nelle nuove tecnologie. Ampliando l’uso degli strumenti telematici possiamo incrementare la qualità dell’istruzione universitaria.
Non ci possiamo più permettere di laureare sulla base di modelli vecchi sperando che da quelli nascano miracolosamente modelli innovativi.
Un’altra risorsa su cui vogliamo puntare sono gli incubatori universitari che nascono per trasformare le idee nelle pratiche che migliorano la vita dei cittadini. Le imprese che portano innovazione dovranno trovare un nido nelle Università per trovare poi sbocco nella società Questo è un passaggio chiave per fare entrare l’Università all’interno del tessuto economico e sociale del nostro Paese. Per evitare che i nostri migliori studenti per mettere in pratica le loro idee debbano fuggire all’estero.
Cominceremo vistando questi incubatori del
SUD ITALIA E ISOLE
Città della Scienza Napoli, Consorzio ARCA a Palermo, Technest a Cosenza.
CENTRO ITALIA
The Hive ad Ancona, IUF – Incubatore Universitario Fiorentino a Firenze, Scuola Superiore Sant’Anna a Pisa.
NORD ITALIA
I3P – Incubatore di Imprese Innovative del Politecnico di Torino a Torino, Polihub – Incubatore del Politecnico di Milano a Milano, Trentino Sviluppo S.p.A. a Rovereto (TN)
Ogni volta che immaginiamo il futuro, quei nuovi modelli di energie rinnovabili, di rifiuti zero, di una economia basata sulla felicità e non più sul profitto, è nelle università che si cercano le strade praticabili, sono quelli i luoghi da cui partire per arrivare al futuro che abbiamo pensato. La nostra ambizione è quella di volere portare nelle nostre vite, soluzioni virtuose, già sperimentate, che funzionano, ma che il vecchio sistema, quello delle clientele e delle lobby, ha sempre ostacolato per favorire i loro interessi.
Per fare questo abbiamo bisogno di voi. Degli studenti, dei docenti, dei ricercatori. Non abbiamo bisogno solo di finanziamenti ma di idee e di persone motivate: cominciamo insieme questo percorso.” Carlo Sibilia, portavoce M5S Camera
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