Più il tuo lavoro è precario, maggiore è la possibilità di essere licenziato. Da penultimo a ultimo è un lampo.
“Dall’inizio della crisi sono 1.201.391 i posti distrutti fra i lavoratori italiani. Mentre all’inizio della recessione, le perdite occupazionali erano concentrate tra lavoratori con contratti a tempo determinato (CTD) e nel parasubordinato, nell’ultimo anno ci sono stati licenziamenti anche fra i lavoratori con contratto a tempo indeterminato (CTI). Anche se la probabilità di perdere il lavoro continua ad essere da quattro (per chi ha un CTD) a quindici volte (per chi ha un contratto di collaborazione) più alta per i lavoratori precari che per chi ha un CTI, i lavoratori con CTI sono ancora più numerosi. Questo spiega perché hanno contribuito ad un quinto della perdita di posti di lavoro. Le nuove assunzioni avvengono solo in contratti a tempo determinato e molti CTI vengono trasformati in part-time involontario. Mentre l’occupazione diminuisce aumenta la quota di lavori precari, salita al 18 per cento. In cifre assolute i lavoratori con contratti a termine o in part-time involontario (tecnicamente sotto-occupazione) sono saliti a 4.145.113, Se l’Italia non torna a crescere e non vengono introdotte politiche per ridurre il dualismo del nostro mercato del lavoro è un fenomeno destinato a crescere ancora nei prossimi trimestri. CONCLUSIONE: MENO LAVORI, PIU’ PRECARI! Au revoir.” Francois Marie Arouet, Roma
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