In Italia tutto cambia perché nulla cambi. Gli sfruttati di ieri, i morti sul lavoro di oggi.
“Una settimana fa sono andato in visita presso le miniere di zolfo del centro sicilia, da tempo dismesse. I siti e gli edifici di servizio sono stati restaurati e possono assimilarsi ad una sorta di museo della storia delle miniere. La guida ci ha illustrato alcuni filmati d’epoca che fanno vedere le condizioni di lavoro disumano dei minatori, dandoci anche la cifra dei tanti morti e invalidi che il lavoro in miniera ha comportato. Turni di lavoro massacranti, in condizioni ambientali disumane, svolti fino a 400 metri di profondità, nudi, alla mercè delle esalazioni di ogni tipo, del caldo asfissiante e di strumenti di lavoro arcaici come pala e piccone. Per poche lire al mese, spesso pagate con ritardo fino a 6 mesi. Al tramonto, quando alcuni minatori tornavano a casa distrutti dalla fatica, molti non tornavano perchè rimasti a dormire sottoterra in attesa del successivo turno, tale era la loro stanchezza), nel paese nessuno fiatava al loro passaggio, solo un silenzio colmo di dolore e riconoscenza. Non era l’800, erano gli anni 70. Questo la dice lunga sulla incivile subcultura dello sfruttamento che da sempre in Italia è stata una pratica diffusa e mai combattuta. Assicurare i diritti e le tutele ai lavoratori diminuiva i profitti degli aguzzini di ieri, e gli aguzzini di oggi non sono altro che la loro fedele replica. Il debole non ha rappresentanza, questa è la sostanza che ha reso questo paese una roccaforte dell’inciviltà.” Carlo B.
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