Fini è stato desenatorializzato. Ha subito convocato un’assemblea del FLI a cui hanno partecipato in due: lui e Bocchino. Ha invocato la pubblica comprensione. Lui non aveva i danée e lo psiconano sì. Non ha però spiegato chi ha permesso a Berlusconi di accumulare una fortuna grazie alle leggi macinate in tre lustri in cui lui ha fatto il palo. Fini è un giocatore di canasta che ha rischiato tutto sulla roulette del voto di fiducia il 14 dicembre. Aveva contemplato (quasi) tutto, tranne Razzi e Scilipoti. Ha perso per due voti. Per due transfughi dipietristi. Come poteva prevederlo? Fini è Bruto e Berlusconi è Cesare, ma, in questa Italia all’incontrario, è stato Cesare ad assassinare Bruto. Un Parlamento di “non eletti“, ma nominati dai capi partito grazie a una legge porcata votata anche da Fini, non poteva che trasformarsi un mercato delle vacche. Chi ha più soldi, la vacca è sua.
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