di Sara Cunial – Oggi alla Camera dei Deputati, si è svolta la conferenza stampa con Pawan Kumar Chamling, Primo Ministro dello stato indiano del Sikkim, che ha convertito al biologico il 100% della propria produzione agricola, e Vandana Shiva Presidente di Navdanya International.
È stato un onore esserci. È stato un onore potermi confrontare con persone del genere e condividere riflessioni e progetti su una delle questioni più cruciali del nostro tempo. Molto probabilmente la più cruciale: la terra. E chi se ne prende cura.
Mi riferisco a quel mondo fatto da tanti piccoli agricoltori che pur avendo a disposizione solo il 25% della terra arabile riesce a fornire il 70% del cibo a livello mondiale.
Mi riferisco a tutti coloro che coltivano e scambiano semi. Ultimo baluardo in difesa del diritto al cibo e di una sovranità alimentare purtroppo sempre meno garantita.
Mi riferisco a quei milioni di contadini che si impegnano a lavorare la terra senza avvelenare il pianeta e a custodire una biodiversità sempre più erosa da modelli produttivi che come giganti dai piedi di argilla, giorno dopo giorno, stanno dimostrando tutti i propri limiti.
Il fallimento della cosiddetta Rivoluzione Verde è sotto gli occhi di tutti e, soprattutto, sotto i piedi di tutti. Terra, acqua e aria pagano un prezzo altissimo all’agricoltura industriale, che non solo ha mancato clamorosamente il suo principale obiettivo, quello di sfamare la popolazione mondiale, ma ha peggiorato le condizioni di tutti noi.
I dati allarmanti sull’inquinamento delle falde acquifere, le analisi preoccupanti della maggior parte dei suoli e dei frutti che provengono dalla terra, i cambiamenti climatici sempre più evidenti, le ingiustizie sociali sempre più diffuse, le comunità sempre più frantumate, le patologie e le vittime legate a questi modelli produttivi in continuo aumento, sono tutti segnali evidenti di questo fallimento.
Come da tempo afferma Vandana e come ormai è sempre più palese, siamo a un bivio. È il momento di scegliere. Scegliere se continuare a incentivare questo processo di estinzione e distruggere noi stessi e il nostro futuro insieme al pianeta. O scegliere di incanalare le nostre energie per costruire un futuro possibile, possibile solo se in sintonia con il pianeta e con gli altri esseri viventi.
Come fare? La risposta è già qui: sotto i nostri piedi. È la terra a indicarci la via e la salvezza. Chiede rispetto, chiede cura, chiede amore per la vita. Un’agricoltura naturale e locale, sostenibile e solidale non sarà la soluzione. È già la soluzione.
Compito della politica e di ogni buon governo dovrebbe essere quello di aiutare e facilitare queste realtà.
Anche per questo, insieme all’Associazione Rurale Italiana, a Crocevia e a Woofer abbiamo elaborato una proposta di legge per tutelare e incentivare l’agricoltura contadina, valorizzare le pratiche agro-ecologiche, i principi della diversificazione colturale, il radicamento territoriale nonché le tecniche agronomiche conservative e di impatto ambientale basso o nullo. Ma soprattutto per riconoscere la dovuta dignità a chi con passione e impegno porta avanti la più ardua delle sfide: prendersi cura della terra e di chi la abita.
A loro va il mio più sentito ringraziamento e la promessa di portare avanti le loro istanze, perché sono anche le mie. Anche le vostre. Per questo spero che su questa proposta di legge ci sia il consenso più unanime e condiviso. Sotto un’unica bandiera che è quella del bene comune. Glielo dobbiamo, lo dobbiamo a tutti quei contadini che ogni giorno con rispetto e con amore coltivano il futuro di tutti noi.