In Italia il colpo di Stato è una costante. Può sembrare strano in un Paese che non ha mai avuto una Rivoluzione. Lo stesso fascismo fu solo una marcia da operetta su Roma, di rivoluzionario non ha avuto nulla. Nel dopoguerra si sono alternati colpi di Stato, colpetti di Stato, controcolpi di Stato nell’ignoranza degli italiani. In un libro pubblicato nel 1931, “Tecnica del colpo di Stato“, il giornalista e scrittore Curzio Malaparte, allora direttore de La Stampa, spiegò le diverse modalità dei golpe, da Lenin a Mussolini e anticipò quello di Hitler. Il libro fu proibito in molte nazioni, tra cui Italia e Germania. Malaparte illustrò le tecniche golpiste con lo scopo di mettere in grado i governi e i cittadini di potersi difendere, di prendere misure appropriate. Per Malaparte “l’arte di difendere uno Stato è governata dagli stessi principii che regolano l’arte di conquistarlo“. Il golpe Borghese del 1970, l’isolamento improvviso delle comunicazioni di Palazzo Chigi nel 1993, presidente appena insediato Carlo Azeglio Ciampi, il sequestro e la morte di Aldo Moro, che in precedenza era sfuggito a due probabili attentati, il primo dopo piazza Fontana e il secondo sul treno Italicus, nel quale non salì all’ultimo momento per delle carte da firmare portate da un funzionario, sono solo alcuni esempi della situazione di colpo di Stato permanente in cui vive l’Italia. Scrisse Malaparte “L’opinione pubblica di quei paesi, nei quali è liberale e democratica, ha torto di non preoccuparsi dell’eventualità di un colpo di Stato“. I colpi di Stato ci scivolano addosso, neppure ce ne accorgiamo. Gelli, la P2 e i poteri che l’hanno sostenuta, italiani e stranieri, hanno applicato alla lettera il loro programma, il Piano di Rinascita Democratica per un ventennio. Berlusconi ne è stato l’ultimo terminale. Gelli disse “Con la P2 avevamo l’Italia in mano. Con noi c’era l’Esercito, la Guardia di Finanza, la Polizia, tutte nettamente comandate da appartenenti alla Loggia“. Diversi poteri possono concorrere a un colpo di Stato, come le mafie. Per il giudice Antonio Ingroia, la Seconda Repubblica: “affonda i suoi pilastri nel sangue“. Il colpo di Stato è la negazione della democrazia. Il colpo di Stato che non si conosce, quello in cui il cittadino esulta per un cambiamento che lo spossessa di ogni partecipazione pubblica, è il colpo di Stato perfetto. Sempre Malaparte “Il problema della conquista e della difesa dello Stato moderno, non è un problema politico, ma tecnico”. Siamo andati oltre, ora i tecnici sono al potere. Monti potrà essere un onest’uomo, ma il suo governo è un colpo di Stato, l’ultimo dei tanti in questo Paese narcotizzato. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
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