di Beppe Grillo – Una volta la premier inglese Margaret Thatcher definì la povertà come “un difetto della personalità.” In sostanza, una mancanza di carattere.
Che ci fosse qualcosa di “sbagliato” nei poveri non lo pensava però solo la signora Thatcher. Moltissime menti illuminate del nostro paese credono che i poveri debbano rispondere dei propri errori, poiché c’è qualcosa di sbagliato in loro. Con convinzione si interrogano sulle scelte scellerate dei nulla tenenti: “Ah, se solo potessimo insegnare loro come si vive; se solo ci ascoltassero; se solo seguissero i nostri consigli non avremmo oltre 3 milioni di poveri!”
La povertà è atroce. Ti esclude dalla società, dai rapporti, dal mondo. Ma non è dovuta a caratteristiche personali. Il povero non è un debole, qualcuno che non ha carattere, uno che non ha saputo giocarsi le sue carte. La povertà non è una mancanza di carattere, è semplicemente una mancanza di denaro. È mancanza di speranza e autostima, è essere intrappolati in una condizione che si pensa sia immutabile. La povertà è un problema pubblico e va affrontata con soluzioni pubbliche di redistribuzione della ricchezza.
E mentre si continua senza sosta una guerra ingiustificata ai nostri poveri invisibili, c’è qualcuno che pensa attivamente ad un mondo senza persone ridotte alla fame. Qualche giorno fa Pasquale Tridico, Professore di Economia e già Presidente INPS, ha lanciato una proposta davvero interessante: un Reddito di Cittadinanza Europeo.
Un Reddito di Cittadinanza Europeo alle fasce più deboli della popolazione, diverso da paese a paese, di circa 800 euro in Italia, che potrebbe essere finanziato con una tassazione europea sulle società capitali, che costerebbe circa 200 miliardi di euro da prendere dal bilancio dell’Ue.
Un provvedimento che avrebbe “l’obiettivo di stabilizzare gli shock asimmetrici eventuali che si verificano in ogni crisi in Europa”. Quando c’è una crisi i Paesi che sono già in deficit devono aumentarlo per coprire i costi sociali di povertà e disoccupazione, come è successo ad esempio alla Grecia durante la crisi. Se la Grecia avesse a suo tempo potuto accedere a un fondo europeo sostenuto da tutti, avrebbe potuto affrontare con più facilità la situazione. Per il Professor Tridico servono “meccanismi automatici di stabilizzazione e il reddito di cittadinanza europeo è esattamente questo, se pagato attraverso trasferimento centralizzato da parte di Bruxelles con finanziamenti che si raccolgono attraverso tutti gli Stati membri a seconda del loro peso economico, e la distribuzione dei fondi avverrebbe sulla base del bisogno, della povertà, dei tassi di disoccupazione di ogni nazione”.
Un corporate tax europea, una tassa sui profitti delle società, potrebbe finanziare la misura. A livello europeo negli ultimi 30 anni questa imposta è diminutira del 45%. In Italia nel 1990 era del 50%, oggi del 24%. E la diminuzione è avvenuta in tutti i Paesi, con una competizione al ribasso per attirare capitali. Ed è per questo che moltissime aziende si spostano dal sud Europa in quegli Stati europei che offrono corporate tax di poco superiori allo 0%. Secondo i calcoli del Prof. Tridico, se Bruxelles imponesse a tutti gli Stati una corporate tax minima del 23% (quindi inferiore anche a quella italiana), che è l’attuale media del blocco “potrebbe incrementare il bilancio comune del 2% e avrebbe soldi a sufficienza per pagare il reddito di cittadinanza a livello europeo”.
Quello che abbiamo di fronte è un cambio epocale. L’intelligenza artificiale porterà milioni di disoccupati, come non era mai successo nella storia umana. Le nuove sfide poste dalla globalizzazione e dalla digitalizzazione non possono essere affrontate con l’attuale sistema di protezione sociale. Un sistema che ormai risale alla seconda metà del secolo scorso.
Dobbiamo porre le fondamenta per un welfare europeo, con scelte coraggiose, in cui i valori di uguaglianza, dignità umana e lotta all’esclusione sociale siano le nostre stelle polari. Solo così potremmo finalmente vivere in una vera Europa dei popoli!