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Quando la mafia si fece Stato, di Alessandro Di Battista

beppegrillo.it - Giugno 17, 2014

immagine: foto scattata in Via D’Amelio qualche giorno fa, poche ore prima che Patrizio Cinque diventasse sindaco di Bagheria

“Dell’Utri è in carcere, tuttavia giustizia sarà fatta solo quando la mafia verrà sconfitta e “Cosa Nostra”, la principale organizzazione criminale italiana, sarà smantellata definitivamente. Borsellino diceva che il fenomeno mafioso non si può sconfiggere delegando alla sola magistratura il dovere di combatterlo. Li abbiamo visti i risultati. Decine di magistrati, investigatori, poliziotti e carabinieri trucidati e “Cosa Nostra” che prosegue nelle sue attività, prima con la teatralità delle stragi, poi inabissandosi, poi accettando di scendere a patti con lo Stato per vedersi riconosciute le sue richieste. “Cosa Nostra” non è stata affatto sconfitta, si è trasformata, si è infiltrata, ha mostrato delle qualità camaleontiche inimmaginabili. Quando la mafia non uccide più o uccide meno evidentemente è più forte che mai.
Quanti di voi sanno perché Dell’Utri è stato condannato? Lui ha «concorso nelle attività dell’associazione mafiosa “Cosa Nostra”, nel perseguimento degli scopi della stessa mettendo a disposizione l’influenza e il potere derivanti dalla sua posizione di esponente del mondo finanziario e imprenditoriale». Questo c’è scritto nella sentenza, ma cosa ha fatto concretamente? In quanti lo sanno? In quanti hanno provato a leggere delle carte o fatto delle ricerche web per conoscere e capire?
Dell’Utri è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa in quanto, dal ’74 al ’92 ha fatto da tramite tra “Cosa Nostra” e Silvio Berlusconi. Il patto tra i boss mafiosi e B. venne siglato tra il 16 maggio, data dell’arresto di Luciano Liggio, e il 26 maggio, giorno in cui venne arrestato Stefano Bontate. Il patto venne sottoscritto in un ufficio di Milano durante un incontro in cui, con l’intermediazione di Dell’Utri e Gaetano Cinà (un vecchio amico di Dell’Utri vicinissimo alla mafia) l’ex-cavaliere incontrò Stefano Bontate, Mimmo Teresi e Francesco Di Carlo. Il patto prevedeva la protezione di “Cosa Nostra” a B. e famiglia in cambio di cospicue somme di denaro. Per questo Vittorio Mangano (definito eroe perché in carcere non aveva mai “cantato”; Forza Italia gli omertosi come Mangano li chiama eroi, il PD li chiama “compagni G”) venne mandato ad Arcore. Si occupò senz’altro di cavalli (Borsellino nella sua ultima intervista disse che la mafia utilizzava il termine “cavalli” quando parlava di una partita di droga) ma soprattutto si occupò della sicurezza della famiglia Berlusconi. Era lui ad accompagnava i figli di B. a scuola.
B. lo conosciamo, Dell’Utri anche, di Cinà abbiamo già parlato ma chi erano gli altri attori del patto?
Girolamo Teresi era un boss, il sottocapo della famiglia di Santa Maria del Gesù, braccio destro di Bontate. Secondo alcune testimonianza di Tommaso Buscetta, il boss-pentito che fu determinante per l’esito del maxi-processo istruito da Falcone e Borsellino, fu Teresi a rapire il giornalista Mauro De Mauro (poi scomparso nel nulla) perché aveva scoperto molte cose riguardo l’omicidio (di omicidio si trattò) di Enrico Mattei.
Stefano Bontate è stato il capo dei capi di “Cosa Nostra” fino a che non cadde sotto i colpi dei corleonesi (i Riina, i Provenzano, i Bagarella che vinsero la II guerra di mafia prendendo il controllo dell’associazione mafiosa). Prima di incontrare a Milano Berlusconi, Bontate era stato l’ideatore della strage di Viale Lazio, il blitz organizzato per uccidere il boss Cavataio. Cavataio venne finito da un giovane mafioso, un tal Bernardo Provenzano che gli spaccò la testa con il calcio della sua beretta (per questo lo chiamarono Binnu u’ tratturi). Sempre prima di conoscere e “collaborare” con Berlusconi Bontate aveva ricostruito la “Commissione”, l’organo di potere supremo di “Cosa Nostra” che era stato smantellato durante la I guerra di mafia. A ricostruire la Commissione ci pensò un triunvirato composto da Luciano Liggio – boss di Corleone e capo di Riina prima di essere arrestato -, Tano Badalamenti – mandante dell’omicidio di Peppino Impastato – e, appunto, Bontate. Insomma Bontate era “Cosa Nostra” in persona quando Dell’Utri lo presentò a Berlusconi.
Francesco Di Carlo è stato uno dei testimoni chiave nel processo a Dell’Utri. Prima di diventare collaboratore di giustizia faceva parte della mafia di Altofonte, una cosca appartenente al mandamento di San Giuseppe Jato, quello in cui comandava Brusca, il boss che fece sciogliere nell’acido il piccolo Di Matteo e che premette il tasto del telecomando che fece saltare in aria Falcone. Di Carlo venne addirittura accusato di aver ucciso Roberto Calvi, “il banchiere di Dio” trovato impiccato a Londra sotto il Ponte dei Frati Neri. Calvi in realtà pare sia stato ucciso, su richiesta di Pippo Calò, il cassiere di “Cosa Nostra”, da Vincenzo Casillo, un criminale legato ai servizi segreti deviati che faceva parte della Nuova Camorra Organizzata. La NCO era l’associazione criminale fondata da Raffaele Cutolo il cui autista, Luigi Cesaro, attualmente è un deputato di FI e si siede a 13 metri di distanza dagli scranni del M5S.
Il patto, lo ricordo a tutti, non è teoria, è storia! B. pagava (prima per la sua protezione, poi per far istallare le antenne della Fininvest in Sicilia) “Cosa Nostra” e Dell’Utri faceva, assieme a Cinà, da tramite. Facendo da tramite, il fondatore di Forza Italia, il partito chiamato da Renzi per riformare la Costituzione, rafforzò il potere economico e l’influenza di “Cosa Nostra”.
Ho provato a fornirvi un quadro. Se mettiamo assieme i pezzi possiamo ricostruire molte pagine della storia repubblicana. Forse questo teme Napolitano, che i cittadini “colleghino” parti diverse di un passato che ci ha segnato e che ha contribuito a costruire questo nostro presente. Altrimenti come si spiegherebbe il suo ostracismo riguardo al lavoro dei giudici di Palermo che hanno istruito il processo sulla trattativa Stato-Mafia nel quale è coinvolto lo stesso Dell’Utri?
Studiare le sentenze, collegare fatti e denunciare quel che è accaduto ti crea molti nemici e non ti fa dormire tranquillo perché sei costretto a prendere una decisone per la tua vita. Se non sai non hai problemi ma quando inizi a sapere arrivi a un bivio con due strade. La prima è quella di fottertene, di pensare al tuo orticello e di dire “è sempre stato così, nulla si può cambiare”. La seconda è rischiare, è studiare, è alzare la testa, è parlare dovunque del passato perché solo il passato può convincere chi ha paura di cambiare a pensare davvero al futuro. Il futuro che mi immagino io è una Repubblica che non sia fondata sul compromesso, perché “Cosa Nostra” uccide con il tritolo e i kalashnikov ma il compromesso ci uccide polverizzando, giorno dopo giorno, quelle particelle di umanità che ci fanno sentire limitati, mortali, a volte in difetto, ma sostanzialmente vivi.” Alessandro Di Battista

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