di Stefano Pedrollo – Negli ultimi vent’anni, il 90% dei disastri avvenuti sulla Terra è stato causato da eventi meteorologici estremi, come inondazioni, tempeste, uragani e ondate di calore. Fiumi che esondano, quartieri sott’acqua, fango che invade strade e abitazioni, e purtroppo vite spezzate. I fenomeni eccezionali sono sempre più frequenti e le immagini tremende delle alluvioni in Romagna di questi giorni ne sono una testimonianza.
Il cambiamento climatico e le urbanizzazioni negli ultimi decenni hanno grandi responsabilità, ma visto che tornare indietro è improponibile, vanno gestite le condizioni attuali.
Se adesso è necessario concentrarsi sull’emergenza è però sempre più fondamentale pensare di anticipare il problema. Sembra fantascienza ma esiste chi riesce a sapere in anticipo in che modo le acque invaderanno le città, zona per zona, quartiere per quartiere, a seconda dell’innalzamento delle acque e delle condizioni meteorologiche.
Non si tratta di magia o premonizioni sciamaniche ma di scienza, attraverso l’utilizzo degli attuali satelliti geostazionari (quelli delle previsioni meteo per intenderci) uniti all’intelligenza artificiale. Nonostante l’intelligenza artificiale non possa ancora difendere completamente il pianeta da queste catastrofi, le nuove tecnologie possono comunque contribuire ad affrontare i disastri naturali che sempre più spesso colpiscono la Terra.
L’intelligenza artificiale di fatto si è dimostrata in grado di fornire metodi tempestivi e dettagliati per limitarne gli effetti e le conseguenze.
L’IA consente infatti di “regolare” una grande quantità di dati e grazie ad essi analizzare modelli di vari eventi naturali: registrare le precipitazioni, rilevare eventi sismici, prevedere la possibilità di incendi, alluvioni, tempeste etc.
Un valido esempio di IA che ha come obiettivo quello di prevenire catastrofi ambientali è Flood Hub, progettato da Google nel 2018, un sistema di monitoraggio dei corsi d’acqua con lo scopo di prevedere inondazioni e alluvioni e arginarne le eventuali conseguenze.
Questo sistema di previsione è costituito da quattro sottosistemi:
- convalida dei dati
- previsione delle fasi
- modellazione delle inondazioni
- distribuzione degli avvisi.
Il sistema di monitoraggio si occupa di raccogliere dati sulle avvenute alluvioni, usando poi i sistemi di Machine Learning e intelligenza artificiale per elaborare delle stime e delle previsioni su possibili future inondazioni ed avvisare chi è potenzialmente in pericolo tramite vari canali (anche alert sugli smartphone).
Questo sistema di previsione è attivo in India e in Bangladesh e Google sta lavorando per espandere questi allarmi salvavita anche ai paesi dell’Asia meridionale e del Sud America.
Durante la stagione monsonica 2021, il sistema di allarme ha coperto aree soggette a inondazioni intorno ai fiumi, con una superficie complessiva di 287.000 km2, che ospita più di 350 milioni di persone. Più di 100 milioni di allarmi alluvione sono stati inviati alle popolazioni colpite, alle autorità e alle organizzazioni di emergenza.
Tra gli obiettivi del sistema Flood Hub vi è l’estensione a livello globale, nonché il miglioramento di previsione e dell’accuratezza.
Un altro esempio italiano più recente e che offre a chi amministra soluzioni urbanistiche specifiche è SaferPlaces, giovane startup riminese fondata e amministrata da Stefano Bagli.
La piattaforma si basa su modelli matematici ricavati grazie ai dati aerospaziali e all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e permette di trasformare le previsioni meteorologiche in vere e proprie mappe di allagamenti. Di conseguenza le attività delle amministrazioni locali o di altri enti si possono basare su previsioni chiare e tempestive.
L’AUTORE
Stefano Pedrollo – Veronese, 41 anni, laureato in Scienze della Comunicazione. Lavora in una azienda che si occupa di energia ed efficienza energetica, nell’ambito marketing e comunicazione. Ha pubblicato il libro “Democrazia.Diretta.Ora!”, un manifesto di transizione democratica per l’abbattimento del sistema partitico.