“Una delle affermazioni più stolte di questi tempi sia la distinzione, nata dai preconcetti di Eugenio Scalfari, tra “politica” e “antipolitica“, dove “politica” sta per “la casta a cui appartengo, che servo, che mi paga e che tiene un potere a cui obbedisco“, e “antipolitica” tutto quello che non si riconosce in quanto detto. Alla fine la “‘politica” è diventata un possesso, non un fare o un essere, ma una proprietà egoistica da difendere, ed era giocoforza che restringendola in un possesso esclusivo ed escludente e in un potere assoluto, diventasse il contrario di quello per cui era nata e cioè la ricerca del bene comune. Ma intanto che la Casta cercava con tutte le sue forze di squalificare l’antipolitica, avveniva che si smerdava a tal punto che “politica” divenne sinonimo di corruzione, di menzogna, di prevaricazione, di dittatura, e “antipolitica‘ sempre più sinonimo di libertà, liberazione, rinnovamento, pulizia morale, democrazia partecipata, rinascita. A dimostrare che non sono i suoni o le condanne a creare il senso delle parole, ma le opere e gli scopi di chi le porta avanti come bandiere…”. viviana v., Bologna
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