Il Passaparola di Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace Italia
Benvenuti agli amici del blog, mi hanno chiesto di parlare del referendum che ci sarà il 17 aprile, perché è importante partecipare. Per me è importante perché io sono nato sul mare, il mare è un elemento importante della mia vita, e vorrei lasciarlo così a chi viene dopo di me.
Perchè votare Sì
Bisogna votare SI perché questo Paese ha bisogno di cambiare per davvero, bisogna votare SI perché dobbiamo smetterla con la dipendenza dalla droga petrolifera che circola nella la nostra società, che alimenta guerre, ci stiamo avviando pericolosamente ad unaltra guerra, e soprattutto bisogna votare SI per dire sì a un futuro migliore. Questo è un Paese che può trovare un’occasione di sviluppo solamente puntando sulla qualità del paesaggio, delle coste, dell’offerta turistica, dell’offerta alimentare di qualità, non appiattendosi in questo mondo che i petrolieri ci vogliono far ingoiare fatto di smog e di fumo.
Poco petrolio e poco gas
Il petrolio in Italia è pochissimo, c’è appena un po’ più di gas, diciamo che abbiamo fatto dei calcoli ed estraendo in maniera veramente fantascientifica tutto quello che abbiamo o che potremmo avere, secondo i dati del ministero, nei prossimi vent’anni potremmo ridurre la nostra dipendenza dal petrolio da un 91% a un 90,5%, veramente una cosa ridicola. Per il gas potremmo fare qualcosa di meglio, sempre in questa ipotesi molto fantascientifica, e la nostra dipendenza passerebbe dall’88% all’82%. Ecco: un Paese che è dipendente per oltre l’80% è un Paese servo.
Puntare sulle rinnovabili per l’indipendenza energetica
Con le rinnovabili, con l’efficienza noi possiamo veramente puntare sull’indipendenza. Non solo: possiamo anche avere più posti di lavoro, ma le politiche di questo governo hanno già fatto perdere migliaia di posti di lavoro, tagliando sulle rinnovabili e sull’efficienza. Questi effetti negativi ci sono già e si aggiungono a quelli che il clima sta già avendo sulla vita di noi tutti. Noi dobbiamo cambiare verso a questo Paese ma per davvero.
I rischi delle perforazioni in mare
Gli incidenti dell’attività di perforazione e movimentazione combustibili fossili ci possono essere purtroppo ovunque. Ce ne sono stati nel Mediterraneo, tra l’altro nelle piattaforme gestite da società italiane come ENI, al largo delle coste egiziane qualche anno fa, però per fortuna non c’è mai stato niente di grave nei nostri mari. Diciamo che una trivellazione di questi impianti aumenterebbe questi rischi. Il punto è un altro, il punto è capire se comunque gli impianti che già oggi ci sono creano o meno problemi all’ambiente. Tutti ci assicurano, dal Ministero dell’Ambiente in giù, che questi impianti sono monitorati e che sono strasicuri, e quindi noi abbiamo chiesto di vedere questi dati. Ci hanno dato i dati riguardo a 34 piattaforme, considerate che in genere ce n’è 135 se non erro, quindi ne mancano un centinaio. Di questo centinaio il Ministero dell’Ambiente non ha dati di monitoraggio, oppure non ce li ha voluti dare e questo sarebbe un reato.
ENI controlla ENI
Quando poi siamo andati a vedere questi dati abbiamo scoperto che sono dati che sono pagati da ENI, che affida a qualcuno l’incarico di prelevare dei campioni, di fare delle analisi chimiche, poi questi dati vengono riaffidati a ENI che li gira al Ministero dellAmbiente e poi li fa valutare dall’Istituto superiore per ricerche ambientali Ispra. Però abbiamo scoperto che Ispra è il soggetto pagato da ENI per prendere campioni e per fare le analisi. Ora noi non abbiamo niente da eccepire sul lavoro tecnico svolto da Ispra, però è abbastanza curioso che sia contemporaneamente controllato da ENI e poi sia il soggetto pubblico che deve valutare queste analisi. Basterebbe aumentare di una stupidaggine le royalties, che sono veramente ridicole in questo Paese, e così i soldi dei petrolieri potrebbero finanziare un monitoraggio indipendente e pubblico su una questione piuttosto importante come l’inquinamento che deriva dalle piattaforme o dagli impianti petroliferi o a gas nei mari italiani.
Un referendum zoppo (per colpa del Pd)
Questo referendum innanzitutto è stato ovviamente voluto da questo governo, è un referendum zoppo, sapete che inizialmente erano sei i quesiti che erano stati proposti dalle regioni, ed è un referendum con cui in qualche maniera il governo evidentemente intende bollare come una minoranza stupida e ridicola questi comitatini che così tanto danno fastidio. Il governo ha rifiutato di risparmiare circa 400 milioni di euro indicendo un Election Day, tra parentesi quattrocento milioni è più o meno tutto quello che il nostro Paese guadagna da un anno di attività di estrazione petrolifera in mare, e il governo continua a porre ostacoli alla legittima propaganda elettorale. Per esempio le regioni, che sono soggetti che hanno promosso il referendum, stanno avendo tutta una serie di limitazioni e paletti, sembra quasi che siano referendum regionali, non possono essere fatte attività di propaganda a livello nazionale. Uno dei motivi, secondo me uno dei più importanti, per votare in maniera convinta questo referendum è esattamente per affermare un punto importante: che il referendum è un atto di democrazia necessaria in cui cittadini si esprimono. In questo caso non solamente per quanto riguarda il quesito referendario, cioè sulla durata delle concessioni, che pure ha un suo significato tecnico, ma soprattutto sulla grande domanda: quale futuro energetico vogliamo in questo Paese. I cittadini hanno il dovere di poter dire la propria.
Il Pd contro le rinnovabili
Noi abbiamo un governo che ha fatto qualunque cosa per uccidere le rinnovabili nel nostro Paese. Forse voi ricorderete quando c’era il referendum contro il nucleare, che ci dicevano che le rinnovabili Italia non sarebbero mai potute andare oltre il 5% della produzione energetica. Oggi siamo oltre il 40%, e potremmo fare molto ma molto di più. Potremmo elettrificare i nostri trasporti, e potremmo in tempi molto rapidi arrivare a un traguardo che è quello di eliminare completamente i combustibili fossili dalla nostra società. Con loro, forse anche una politica fossile di cui dobbiamo cominciare a fare a meno. Passate parola!