Quando venne pubblicato per la prima volta nel 1996, questo libro-denuncia sembrava soltanto un isolato grido d’allarme e suscitò forti polemiche. Ciononostante, questo non bastò ad arrestare il suo successo e, a distanza di oltre un decennio, di fronte a una crisi economica mondiale e a logiche di globalizzazione che hanno umiliato i lavoratori senza produrre vera ricchezza e benessere, l’analisi di Viviane Forrester si dimostra più attuale che mai. Infatti, continuiamo a vivere immersi in un’illusione magistrale, in un mondo scomparso che ci accaniamo a non voler riconoscere come tale, e che false politiche e politici bugiardi pretendono di perpetuare. I nostri concetti di lavoro, e quindi di disoccupazione, attorno ai quali ruota (o finge di ruotare) la politica, non hanno più sostanza: milioni di vite sono dilaniate, annientate da questo anacronismo. L’estinzione del lavoro viene presentata come una semplice eclisse quando invece l’insieme degli esseri umani è sempre meno necessario al piccolo numero che governa l’economia e detiene il potere. E gli uomini e le donne esclusi dal mondo del lavoro, in numero sempre crescente, vengono umiliati, trattati come falliti, rifiuti di una società della quale, invece, sono il prodotto principe.
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