di CSB – Ieri sera il Centro Studi Blog ha lavorato su un’occasione unica per sondare Er Zeppola, nuovo segretario del PD nonché presidente della Regione Lazio, nonché ex commissario ad acta del semidistrutto sistema sanitario di quella stessa regione.
L’ occasione è stata una lunga ed oleosa intervista rilasciata a Fabio Fazio (il futuro “Chi Striscia non Inciampa”) durante la quale, pur in discesa, e senza alcun ostacolo e nessuna traccia di contraddittorio, come è abitudine della casa, il nuovo segretario del PD ha mostrato un linguaggio che il nostro Centro Studi ha temporaneamente definito “Linguaggio Frankenstein”.
Si tratta dell’assemblaggio di una quantità e varietà di automatismi lessicali (forma estrema dei luoghi comuni) tenuti insieme, sacrificando congiuntivi, distinzioni di genere, da smarrimenti del soggetto e complementi oggetto trasformati in saponette inafferrabili, insomma agrammatismi vari che ci pongono difronte ad una fenomenologia nuova.
Probabilmente Zingaretti ci mette di fronte ad una categoria retorica originale e dinamica, perfettamente al passo con i tempi della comunicazione social-mediatica cui bisogna ancora dare un inquadramento nosografico degno. Eppure viene da chiedersi: si tratta di una capacità oppure di un’incapacità?
Lo storpiamento formale del linguaggio è funzionale alla ripetizione di frasi spot (che vedono la nostra lingua ridotta alla stregua di un muro affissorio) oppure è una questione di formazione, scolastica, scadente?
Immaginando il numero enorme di congressi e riunioni di partito a cui ha partecipato/sopravvissuto un politico navigato del calibro di Zingaretti, è difficile pensare che non ci sia un qualche vantaggio evolutivo personale in un’espressione formalmente così scialba, se si sta attenti, e rassicurante quando non lo si ascolta; e naufragar ci sarà dolce in questa nuova inclusione globale esercitata da uno dei più anziani politicanti del PD che, soltanto qualche anno fa, avremmo considerato un attivo cimelio comunicativo: qualunque forma di interazione è destinata a trasformarsi in un comizio dove tutto e nulla trovano, proprio nel PD, la loro sintesi perfetta.