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“Chiedi scusa!“. Vi ricordate i vostri genitori? Dopo una testata al compagno di giochi o una pernacchia alla vicina di casa scattava la sberla e subito dopo l’ordine, tassativo, delle scuse sotto minaccia di un altro manrovescio. La parola: “scusa” era una richiesta di perdono, un’ammissione di colpa, un atto di umanità. L’incapacità di chiedere scusa non è virilità, ma una forma di vigliaccheria e di superbia. Chi si ritiene superiore ai propri errori non è tenuto a giustificarsi. Al posto della scusa scattano le scuse, i buoni motivi di cattivo gusto per assolversi, insieme alle accuse a chiunque faccia notare gli errori commessi.
Un ministro che alza le mani su un giornalista non deve scusarsi. Dei cialtroni che non presentano in tempo le liste per le elezioni regionali non devono scusarsi. Il Pdmenoelle che ha fatto passare lo Scudo Fiscale e il Lodo Alfano può fare spallucce alla D’Alema. Il PDL non è riuscito a raccogliere l’adesione di qualche migliaio di cittadini in Lombardia e nel Lazio non si è neppure presentato, ma pretende di governare quelle regioni in virtù di una investitura popolare. Alza la voce, chiama la piazza. Un bullo della democrazia. E’ il rovesciamento della logica, invece di porgere le proprie scuse, le pretende dagli altri. Ma chi chiede scusa oggi? Forse Bertolaso per l’allegra compagnia di imprenditori finiti in galera? Moratti e Formigoni per l’inquinamento di Milano per cui hanno ricevuto un avviso di garanzia? Non ci pensano neppure, anzi. Formigoni ha sventolato in conferenza stampa l’avviso come fosse un attestato, qualcosa di cui andar fiero. Il ribaltamento della scusa è l’accusa a chi ti chiede conto delle tue azioni.
Nel nostro quotidiano frasi come: “E adesso devo chiedere anche scusa?“, “Scusa un cazzo!“, “Scusa decchè?” o l’impagabile: “Scusaaaaaaaaaaaa…“, miagolato come un vaffanculo a un minorato mentale, sono normali. Le scuse non si devono più pretendere nel caso di un torto subito, di un’azione maldestra, di un tradimento. E’ sconveniente. Un atteggiamento reazionario, un po’ retrò. In fondo, per qualunque azione si segue la propria natura. Non si può reprimere l’istinto, potrebbero intervenire effetti psicsoomatici collaterali. Le scuse non vanno più chieste, ma anticipate, con un vaffanculo o un calcio nei coglioni. Dopo, vedrete, arriveranno da sole. E’ una questione di bon ton.