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Letta al lavoro

beppegrillo.it - Luglio 30, 2013

Letta è al lavoro. Si occupa di saldi. Si è recato in Grecia per vedere di persona come sarà l’Italia nel prossimo futuro. Ha dichiarato sotto il Partenone: “In autunno presenteremo un importante piano di privatizzazioni“. Lo ha detto con il piglio dello statista. “Sarà un piano largo del quale ho già parlato con le parti sociali e al quale lavoreremo ad agosto e settembre“. Il “piano largo” consiste nella cessione del patrimonio dello Stato e della sua partecipazione nelle più importanti imprese del Paese: ENI, Enel e Finmeccanica. Una svendita, un “garage sale” di quello che resta dell’Italia. Il “piano largo” serve per pagare gli interessi sul debito che continuano, inarrestabili, ad aumentare, e per guadagnare tempo. Per la casta, per il pdl e il pdmenoelle, per le lobby che li sostengono, l’imperativo è sopravvivere il più a lungo possibile, anche a costo dell’impoverimento della Nazione, della distruzione del tessuto produttivo, della cessione di sovranità nazionale. ENI, Enel e Finmeccanica appartengono al popolo italiano. Sono aziende costruite grazie al lavoro di generazioni, il cui controllo per il Paese è fondamentale. Nessun Letta o Saccomanni le può vendere come se fossero “cosa loro” per salvarsi temporaneamente le chiappe. “L’Italia sta vivendo la peggiore crisi della sua Storia, persino peggiore di quella tra il 1929 e il 1934, sta affrontando un processo di de-industrializzazione mai visto“, Gianni Toniolo, professore di economia a Roma. “La chiave del cambiamento è in una nuova classe politica. L’unica speranza è il default dello Stato“, Enrico Colombatto, professore di Economia all’Università di Torino. Il PIL è diminuito del 7% dal 2007, nel 2013 la previsione ottimistica è di meno 2%, realistica del 3% e nel 2014 non ci sarà alcuna ripresa. I salari sono del 15% inferiori del Belgio e del 40% in Germania dove, in compenso, le tasse sul lavoro sono inferiori del 30%. L’Italia è al 42simo posto nella classifica per competitività secondo la rilevazione del World Competitiveness Center (WCC), preceduta da Panama e dal Brunei. Il problema dell’Italia sono i suoi amministratori che la spolpano anno dopo anno. Se non vengono fermati, con i “piani larghi” di Capitan Findus Letta dell’Italia non rimarranno neppure le ossa.

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