di Giuseppe Rag. Grillo – Vari decenni fa, alla leva militare, si doveva dichiarare se si era capaci di leggere e scrivere. I più istruiti aggiungevano “e far di conto” toccando alti livelli di apprezzamento.
Con il “far di conto” si è veramente in grado di dare valutazioni prive di pregiudizi. Con i numeri e i dati non si può barare, ma purtroppo possono essere letti in modi diversi. Einstein, infatti, diceva che “se i dati e la teoria non concordano, cambia i dati”, consapevole della natura umana a cambiare la realtà in base alla propria percezione, o più spesso, in base ai propri interessi.
I dati sono una fonte di sapere, moderna e complessa. Mostrano ma non svelano, a meno che non ci sia qualcuno a leggerli nel modo giusto. Kaoru Ishikawa ci esortava a cambiare il nostro agire: “fate in modo che diventi un’abitudine discutere i problemi basandosi sui dati e rispettando i fatti che essi dimostrano”.
Proviamo quindi a “far di conto” al reddito di cittadinanza, una delle riforme sociali più importanti della storia della nostra repubblica, con queste informazioni preziose:
I dati INPS sul reddito di cittadinanza aggiornati al mese di agosto 2021 ci raccontano che sono 1,36 milioni i nuclei beneficiari, per oltre 3 milioni di persone, con un importo medio di 546 euro, in particolare. Prevalgono i nuclei composti da tre e quattro persone, rispettivamente 646mila e 673mila. I nuclei con minori sono quasi 443mila, con un numero di persone coinvolte di oltre 1,64 milioni, mentre i nuclei con disabili sono quasi 231mila, con oltre 536mila persone coinvolte. L’importo medio erogato a livello nazionale nel mese di agosto 2021 è di 546 euro (576 euro per il RdC e 270 per la Pensione di Cittadinanza). L’importo medio varia sensibilmente con il numero dei componenti il nucleo familiare, passando da un minimo di 446 euro per i monocomponenti a un massimo di 699 euro per le famiglie con quattro componenti.
La platea dei percettori di Reddito di cittadinanza e di Pensione di Cittadinanza è composta da 2,58 milioni di cittadini italiani, 318mila cittadini extra comunitari con permesso di soggiorno UE almeno da 10 anni in Italia, e 119mila cittadini europei.
La distribuzione per aree geografiche vede 592mila beneficiari al Nord e 427mila al Centro, mentre nell’area Sud e Isole supera i 2 milioni di percettori.
Nel corso del 2020, all’apice del periodo pandemico, i beneficiari di reddito di cittadinanza sono arrivati a 3,7 milioni di persone. Insieme al reddito di emergenza sono state raggiunte quasi 5 milioni di poveri, quanti ne certificava l’ISTAT, più o meno, in povertà assoluta.
Il reddito di cittadinanza serve anche ad integrare il reddito da lavoro, per molti, i cosiddetti working poor, part time, mamme sole con bambini, che non raggiungono una certa soglia. Il 20% circa dei beneficiari di reddito di cittadinanza riceve una integrazione di reddito. Nel 2020, prima della Pandemia, l’Istat certificava una drastica riduzione della povertà sul 2019, grazie al rdc. Il coefficiente di Gini, ovvero l’indice che misura la disuguaglianza, si è ridotto di quasi un punto. Anche la Caritas ha riconosciuto più volte il grande ruolo svolto dal RdC di contrasto alla povertà. Per molti il RdC è l’unica forma di reddito. Una liberazione anche dallo sfruttamento, dal soggiogo, dal lavoro nero e dai salari da fame. Un “salario di riserva” come dicono gli economisti, che in assenza di un salario minimo legale, offre un cuscinetto al di sotto del quale non si sprofonda in povertà assoluta, e si è liberi di decidere se accettare un lavoro da fame o continuare a cercare senza morire di fame. Durante la Pandemia, insieme al Reddito di emergenza è stato non solo uno strumento di contrasto alla povertà, ma anche una tutela verso la disperazione, che ha consentito quella necessaria coesione sociale, contro i rischi di tenuta civile.
La maggior parte di queste persone, oltre i 2/3, non sono occupabili, ma sono minori, disabili, anziani. Si legge nell’ultimo Rapporto dell’INPS che negli anni precedenti all’introduzione del RdC, gli attuali percettori non risultavano proprio negli archivi contributivi come lavoratori: solo una piccola percentuale, meno del 20%, aveva un record di 9 settimane all’anno di lavoro. Gli occupabili quindi sono pochi, circa 700 mila persone, e di questi secondo i dati dell’Anpal, circa 350mila persone hanno avuto un contratto di lavoro. Si tratta comunque di occupabili con scarse qualifiche, istruzione bassa, in prevalenza licenza media ed elementare. Inclusione, assistenza e formazione questo serve a queste persone.
I controlli sono sia ex ante che ex post. Ex ante l’INPS ha rifiutato 1 milione di domande. Quindi circa il 40% grazie a controlli incrociati su reddito e patrimonio. Inoltre, l’INPS ha revocato 130mila domande di RdC circa, per motivi vari tra cui: false dichiarazioni di reddito, di patrimonio, di residenza, di nucleo, oppure omissione di dichiarazione di condannati per specifici reati, all’interno del nucleo. Ex post, la Guardia di Finanza insieme ad INPS e le altre forze dell’ordine, hanno contestato a percettori irregolari circa 217 milioni di euro, di cui 127 milioni già recuperati. Si tratta di circa l’1% di prestazione RdC irregolarmente spesa ad oggi. Questa quindi è una delle misure più controllate. Purtroppo le truffe esistono su tante prestazioni: false invalidità, percettori di naspi con lavoro nero, cassa integrazione ad aziende che non ne hanno bisogno o che fanno lavorare i beneficiari anche in cassa integrazione, ecc, e spesso per un valore superiore all’1%. Ma questi dati non fanno notizia.
Per chi avesse ancora voglia di svilire una delle idee più rivoluzionarie di questo paese, ricordo che ogni critica al reddito di cittadinanza non è un attacco al M5S, ma un’offesa a oltre 3 milioni di persone che fino a ieri non riuscivano a mettere insieme il pranzo con la cena, e che finalmente non si sentono più invisibili.