Ti piacerebbe essere ricco? È probabile che la tua risposta sia Si. In fondo chi vorrebbe non essere ricco. In una società in cui il denaro può comprare quasi tutto, essere ricchi implica più libertà, meno preoccupazioni, più felicità e comodità, maggiore status sociale.
Ma ecco il problema: i ricchi fanno più male che bene.
Questo è ciò che ha mostrato un nuovo studio su Nature Communications, Lorenz Keyßer dell’ETH di Zurigo, quando ha esaminato i legami tra ricchezza e impatti ambientali.
I fatti sono chiari: lo 0,54% dei ricchi, circa 40 milioni di persone, è responsabile del 14% delle emissioni di gas serra (soprattutto legate allo stile di vita). Mentre quasi il 50% della popolazione mondiale, quasi 4 miliardi di persone, emette solo il 10%.
Parliamo quindi di “consumo ecologico” o di “crescita sostenibile”, tema che ormai sta diventando centrale. E non bisogna essere super ricchi necessariamente per aver un consumo ecologico fuori scala. Anche molte persone più povere nei paesi ricchi hanno un’impronta di risorse sproporzionatamente grande e insostenibile, rispetto alla media globale.
Quello che sta succedendo è relativamente semplice. Mentre i miglioramenti tecnologici hanno contribuito a ridurre le emissioni e gli altri impatti ambientali, la crescita mondiale della ricchezza ha costantemente superato questi guadagni. E sembra altamente improbabile che questa relazione cambierà in futuro. Anche le tecnologie più pulite hanno i loro limiti, mentre i risparmi in termini di efficienza spesso portano semplicemente a maggiori consumi. Se la sola tecnologia non è sufficiente, è quindi indispensabile ridurre il consumo dei ricchi, dando via a stili di vita orientati alla sufficienza: “meglio ma meno”. Certo è tutto più facile a dirsi che a farsi, però, perché c’è un problema.
Il lockdown ha evidenziato che il nostro sistema economico globale va in default se non c’è un certo livello di consumi. Quindi, come possiamo ridurre i consumi di quanto è necessario, ma in modo socialmente sostenibile, salvaguardando al contempo i bisogni umani e la sicurezza sociale?
Qui si scopre che il principale ostacolo non sono i limiti tecnologici o l’economia stessa, ma l’imperativo economico di far crescere l’economia solo con l’idea del consumo eccessivo. Le persone ricche e potenti e i loro governi hanno un interesse nel promuovere alti consumi e ostacolare stili di vita orientati alla sufficienza. Il “consumo posizionale” è un altro meccanismo chiave, in cui le persone consumano sempre più beni una volta soddisfatte le loro esigenze di base. Questo crea una spirale di crescita, guidata dai ricchi.
Quindi, come possiamo uscire da questo dilemma? Ci sono davvero tantissimi approcci diversi. Si va da idee riformiste a idee radicali, ma tutti questi approcci hanno in comune il fatto di concentrarsi sui risultati ambientali e sociali e non sulla crescita economica. Sono necessarie riforme politiche di vasta portata, compresi i redditi massimi e minimi, le ecotasse e molto altro ancora. Però ci sono anche alcuni esempi di politiche che iniziano a incorporare alcuni di questi meccanismi. Abbiamo il Green New Deal negli Stati Uniti o il Bilancio del benessere della Nuova Zelanda 2019, ma c’è ancora molto da fare.
(Articolo pubblicato su The Conversation, di Thomas Wiedmann, Julia K. Steinberger e Manfred Lenzen, autori della ricerca)