di N. Shea – Troppo spesso la regione artica è rappresentata come un’area al culmine della crisi militare. Questa è una narrativa facile da vendere; si rifà alla Guerra Fredda.
Durante il conflitto tra la NATO e l’Unione Sovietica, si temeva che dall’artico potessero partire attacchi nucleari. Questo timore, ad esempio, ha motivato negli anni ’50 la costruzione delle Distant Early Warning (DEW) Lines, un sistema di stazioni radar in tutto il nord degli Stati Uniti (Alaska), Canada e Groenlandia. Le linee DEW avevano lo scopo di dare agli Stati Uniti e ai loro alleati della NATO l’avvertimento di un attacco nucleare sovietico in arrivo.
La Guerra Fredda fu un periodo significativo della storia e ora qualcosa lo ricorda.
Dal 2014 le tensioni tra l’Occidente e la Russia sono aumentate a causa del conflitto sull’Ucraina e la Crimea. Le prove di Trident Juncture 2018 nell’Artico, con “50.000 membri degli alleati della NATO e dei paesi partner”, ne sono la prova.
Gli attuali esercizi militari alimentano le vecchie percezioni della Guerra Fredda. Ma una certa militarizzazione si sta effettivamente verificando nell’Artico. La Russia, per esempio, ha recentemente investito pesantemente nell’aggiornamento della sua infrastruttura militare a quelle latitudini.
Ma il fatto è che l’attività militare, a vari livelli, si è verificata per decenni nel nord ed è sempre stata in gran parte ignorata.
Cosa è cambiato?
Le forze armate di una nazione svolgono spesso una serie di ruoli, al di là dei conflitti armati. Sono utili per una rapida risposta durante i disastri, per esempio, e forniscono supporto per la sicurezza che non significa necessariamente fare la guerra.
In Norvegia, ad esempio, la guardia costiera è uno dei rami della marina. In Canada, la guardia costiera è un’organizzazione civile, ma lavora anche a stretto contatto con il Dipartimento della Difesa Nazionale per fornire servizi di ricerca e soccorso in Canada, compreso il supporto aereo. Anche la guardia costiera degli Stati Uniti fa parte del Dipartimento della Sicurezza Nazionale.
Ma la vera novità è il clima.
I cambiamenti climatici e i progressi tecnologici hanno iniziato a fare dell’Artico una via percorribile, ma soprattutto acque incontaminate; un vero e proprio nuovo eldorado per gas e petrolio.
Ciò significa che è necessaria una maggiore sorveglianza in luoghi che fino ad ora erano considerati ai confini del mondo.
Ora numerose navi hanno aperto rotte commerciali alternative e man mano che l’attività economica della regione si espande, si chiede anche alle forze armate di prestare maggiore assistenza alle questioni civili.
Nel 2017, ad esempio, la guardia costiera norvegese è stata chiamata dalla polizia locale di Tromsø per aiutare i poliziotti di Greenpeace che erano entrati in una zona di sicurezza attorno all’impianto Songa Enabler nel tentativo di interrompere le trivellazioni nel campo di Korpfjell del Mare di Barents. La nave da guardia costiera norvegese, KV Nordkapp, ha sequestrato la nave Arctic Sunrise di Grenpeace e arrestato tutte le 35 persone a bordo.
Dato il crescente potenziale economico, l’Artico è sotto i riflettori del mondo. Per molti paesi come la Russia, le risorse dell’Artico sono al centro della sicurezza economica del Paese, ed è impensabile che lo lascino sguarnito.
(Articolo apparso su NationalGeographic)