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Intelligenza Artificiale. Collaborare o Competere?

beppegrillo.it - Gennaio 25, 2018

di Beppe Grillo – E’ incredibile come in pochi anni siano cambiate molte cose. Ogni giorno ci troviamo di fronte a nuove questioni. Quello che era impossibile fino a ieri, il giorno dopo diventa alla portata di tutti. Per questo, per quanto può sembrarci lontano, dobbiamo progettare oggi il futuro di domani. Ci sono sfide incredibili di cui si stanno stabilendo le regole proprio in questo momento.

Cos’è l’Intelligenza Artificiale, come ci cambierà la vita l’automazione e il machine learning, quali nuovi tipi di lavoro nasceranno e quali scompariranno, come sarà la mobilità e come vivere nelle città.

Sarà durissima se non capiamo fin da ora come dobbiamo comportarci, ma queste nuove applicazioni potrebbero cambiarci davvero la vita.

Tom Gruber, uno dei creatori di SIRI, è convinto che lo scopo dell’IA sia quello di potenziare gli esseri umani. Una sorta di upgrade da poter sfruttare per fare meglio ciò che già facciamo. Per chi è disabile le interfacce intelligenti possono davvero fare cose incredibili. Questi ragazzi possono rendersi indipendenti in tante piccole cose che noi diamo per scontate, aiutandoli ad avere relazioni genuine con altri esseri umani.

La diagnosi medica è uno dei quei campi che sta subendo dei radicali cambiamenti proprio grazie all’intelligenza artificiale. Infatti anche l’equipe medica più preparata ed esperta può avere difficoltà nel rilevare alcune patologie. Pensiamo all‘Alzheimer.

Il motivo è molto semplice, il deterioramento del sistema nervoso può aver avuto inizio anni prima di qualunque manifestazione rilevabile con test clinici. Al giorno d’oggi ci sono moltissimi falsi negativi, ovvero l’errata convinzione che i test siano stati superati con successo.

Per questo un gruppo di ricercatori del MIT ha sviluppato un’intelligenza artificiale in grado di scovare anche la più sottile presenza di una patologia. E questo non è l’unico caso di impiego di sofisticati algoritmi nella diagnosi clinica.

Nel 2012 un altro gruppo di ricerca, questa volta di Microsoft, ha sviluppato un sistema per la diagnosi della depressione e a Stanford hanno presentato sulla rivista Nature, un algoritmo per la diagnosi del cancro alla pelle.

Il cancro alla pelle è uno dei più diffusi e la probabilità di sconfiggerlo sono del 99% agli inizi e del 14% se scoperto all’insorgere dei sintomi. La diagnosi è fatta tramite un’ispezione visiva diretta, cioè un dermatologo, a occhio nudo, individua le eventuali lesione sospette. L’algoritmo, invece, si basa sull’apprendimento profondo ed è una specie di classificatore, che attraverso l’analisi delle foto, ci dice se è un cancro.

Il classificatore funzionava benissimo, ma quando hanno combinato insieme la capacità della macchina e quella umana, la precisione è stata del 99,5%. L’intelligenza artificiale ha eliminato l’85 percento degli errori che il patologo umano avrebbe fatto lavorando da solo. Il fatto è che l’uomo era più bravo nel rifiutare i falsi positivi, e la macchina era più brava nel riconoscere quei casi difficili da individuare.

I nostri strumenti stanno diventando sempre più complessi e indispensabili per noi. Si trova la soluzione a problemi cui per decenni si è lavorato; i nostri cellulari hanno algoritmi che comprendono il parlato, il testo, e persino le immagini. Ci sono degli auricolari che collegati ad una app traducono ogni lingua. Cosa faranno i traduttori di professione? Dovremmo ancora insegnare le lingue a scuola? E le università?

Possiamo scegliere di utilizzare queste tecnologie per competere con noi oppure possiamo usare l’intelligenza artificiale per aumentare e collaborare con noi, per superare i nostri limiti cognitivi e per aiutarci a fare ciò che vogliamo fare, solo meglio.

Tag: beppe grillo, futuro, intelligenza artificiale, morale machine

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