di Alberto Zolezzi – L’Agenzia Europea Ambientale (AEA) pubblica ogni anno dati sulla mortalità da inquinanti atmosferici. Per l’Italia nel 2018 la stima è di 59.500 decessi da PM2.5 (particolato fine), 21.600 da NOx (ossidi di azoto), 3.000 da ozono. Dati freddi che spesso non vengono compresi né analizzati perché sembrano lontani. Chi è che muore? Come faccio a sapere se è morto per l’inquinamento?
Stringendo il campo si può comprendere come questa mortalità (per non parlare della morbilità, ospedalizzazioni e malattie varie) è distribuita in maniera molto variegata nel nostro Paese, di sicuro è peggiore rispetto ad altri Paesi confinanti come Francia, Spagna e Germania in particolare in proporzione alla popolazione e ai decessi totali.
L’AEA ha pubblicato infatti dati a dettaglio provinciale, Luca Liberti è uno dei funzionari italiani che se ne occupa. Le mappe cromatiche (a questo link) consentono con un solo sguardo di individuare le zone nazionali scure (con mortalità compresa fra 100 e 150 per 100.000 abitanti) ma in ogni caso il limite medio di PM2.5 concesso attualmente in UE (25 microgrammi per metrocubo) è più che doppio rispetto al limite consigliato dall’OMS (10 microgrammi per metro cubo) e ci sono decessi correlabili in tutta Italia.
Nel bacino Padano si possono conteggiare 24.085 decessi all’anno, 12.047 nella sola Lombardia. Brescia ha il record italiano di decessi da particolato in proporzione ai decessi totali (14,31%) seguita da Padova (14,13%).
Questi dati documentano una strage che avviene anche senza alcuna pandemia dichiarata, è una pandemia silenziosa e l’inquinamento peggiora anche l’attuale pandemia da Covid19.
Nella provincia di Mantova i decessi da PM2.5 stimati sono stati 525 (11,13% dei decessi totali), in regione Lombardia 12047 (12%), la media italiana è del 8,6%.
Altri studi parlano del costo economico diretto dell’inquinamento in termini di prestazioni sanitarie, malattie, invalidità e mortalità. Secondo il rapporto dell’Alleanza europea per la salute pubblica (EPHA) l’inquinamento nel 2018 è costato 1276 euro per cittadino UE, 1535 per cittadino italiano (92 miliardi di euro l’anno).
L’Italia vede infatti 4 fra le prime 8 città europee per costi da inquinamento dell’aria, Milano al secondo posto (2843 euro pro capite, cioè il 6% del PIL pro capite), Padova al terzo (2455 euro cioè il 7,22% del PIL, record nazionale), Venezia e Brescia (2106) sesta e settima. Cremona (realtà simile a Mantova) vede una spesa di 1890 euro procapite (6,75% del PIL).
È quindi sempre più necessario ridurre le emissioni in atmosfera e rinforzare la parte ambientale del Recovery fund che può portare a ridurre le emissioni climalteranti come scritto già nella versione uscita dal Consiglio dei Ministri prima del vaglio parlamentare.
Nel bacino padano la “speciazione del particolato” (studio dell’origine del particolato primario e secondario) eseguita da Ispra per il 2018 vede al primo posto per generazione di particolato TRASPORTI (34%), poi l’AGROZOOTECNIA (19%), il settore del RISCALDAMENTO CIVILE in particolare da biomasse (17%), l’INDUSTRIA al 16%.
I vari bonus governativi per la mobilità pubblica e privata (acquisto auto elettriche e monopattini) stanno contribuendo a ridurre le emissioni in atmosfera. Le amministrazioni comunali del M5S stanno riducendo l’inquinamento, basti pensare a Roma Dove il PM2.5 medio è sceso da 17 a 13 dal 2016 al 2020, siamo quasi ai livelli consigliati dall’OMS e non era facile per una Capitale. I 700 nuovi bus (alcuni elettrici) messi in strada dalla Giunta hanno avvicinato i cittadini alla mobilità pubblica, le strade asfaltate determinano meno emissioni di polvere.
È necessario spingere per il recupero di materia da rifiuti (L’incenerimento causa circa il 7% del particolato nazionale secondo ISPRA comprendendo il trasporto dei rifiuti) e puntare a fonti energetiche rinnovabili a basse emissioni.
Il Superbonus sta incidendo sulla riduzione delle emissioni civili, ridurre i consumi è la priorità.
Ridurre l’inquinamento atmosferico vuol dire salute, qualità e quantità di vita, vuole dire guadagnare più soldi e avere città e territori più attrattivi. Vuol dire arrestare il cambiamento climatico, vuol dire futuro.
A questo link la mappa “Relazioni tra esposizione al PM2.5, mortalità e PIL pro capite”
A questo link un file excell con il dettaglio dei numeri delle regioni e province.