Le persone non stanno mai ferme. Migrano, da sempre. Per paura, per necessità, per speranza. “Gli esseri umani si muovono come fiumi che cercano la via del mare,” dice Parag Khanna, uno di quei pensatori che quando racconta il futuro si ha la sensazione che non sia una ipotesi. Geografo, scrittore, viaggiatore per vocazione, Khanna non osserva il mondo da una finestra, ma lo attraversa con la mente e con i dati. Autore di libri come Move e Connectography, ci ricorda una verità semplice: il mondo non è statico. E questo, forse, è il nostro dono più grande.
Durante la Conferenza Globale sulla Cittadinanza, tenutasi a Singapore il 28 novembre 2024, Khanna ha esplorato il tema della migrazione come chiave di volta per affrontare le sfide del futuro. In un’epoca in cui il clima cambia più velocemente delle stagioni, dove le città si reinventano, i confini si dissolvono, le persone continuano a spostarsi. Non per capriccio, ma per sopravvivere. Per costruire. Per sperare.
Khanna ha affrontato una delle questioni più pressanti del nostro tempo: come i cambiamenti climatici, le tensioni geopolitiche e le trasformazioni economiche stanno accelerando i flussi migratori e ridefinendo il futuro delle nazioni e delle città. Ha introdotto un dato impressionante: entro il 2050, oltre un miliardo di persone potrebbe essere costretto a migrare a causa dell’innalzamento del livello del mare, dell’aumento delle temperature e delle catastrofi naturali. Per Khanna, questi spostamenti non sono solo una reazione alla crisi, ma anche una straordinaria opportunità per ripensare il modo in cui viviamo, lavoriamo e ci organizziamo come società globale.
Khanna ha sottolineato come alcune regioni del pianeta, come il Nord Europa, il Canada e parti dell’Asia, diventeranno destinazioni preferite per milioni di migranti. Queste aree, grazie a un clima più temperato e a una maggiore resilienza infrastrutturale, rappresentano una sorta di “rifugio climatico”. Ha citato il caso dei Paesi Bassi, che stanno trasformando il proprio territorio con tecnologie all’avanguardia per affrontare l’innalzamento del livello del mare, e di Singapore, che sta investendo in soluzioni urbane sostenibili per garantire la vivibilità a lungo termine.
Il concetto di “future-proofing”, introdotto da Khanna, rappresenta il fulcro della sua analisi. Secondo lo studioso, i governi devono iniziare a pianificare oggi per le sfide di domani, investendo in infrastrutture sostenibili, energie rinnovabili e tecnologie di mitigazione climatica. La sua azienda, Climate Alpha, utilizza intelligenza artificiale e big data per identificare le regioni del mondo più promettenti per lo sviluppo futuro. Questi strumenti permettono di calcolare il rischio climatico, l’accessibilità alle risorse e le opportunità economiche, offrendo a governi e investitori una mappa dettagliata delle potenziali aree di insediamento umano nei prossimi decenni.
Khanna ha anche evidenziato come la migrazione possa essere una leva economica straordinaria. I dati dimostrano che i migranti rappresentano una forza trainante per le economie globali, contribuendo a oltre il 15% del PIL mondiale. Tuttavia, ha avvertito che l’incapacità di gestire questi flussi potrebbe aggravare le disuguaglianze globali. Le nazioni che sapranno attirare migranti attraverso politiche inclusive, infrastrutture moderne e sistemi sociali solidi emergeranno come leader globali. Al contrario, quelle che trascurano la pianificazione rischiano di perdere opportunità cruciali in un mondo sempre più competitivo.
Un aspetto affascinante del discorso di Khanna ha riguardato il ruolo crescente della mobilità personale. L’idea di avere più cittadinanze, una volta riservata a un’élite, sta diventando una strategia sempre più diffusa tra coloro che cercano di navigare un futuro incerto. Negli ultimi cinque anni, le richieste per programmi di cittadinanza per investimento sono aumentate del 50%. Per molte persone, poter scegliere dove vivere non è solo una questione di sicurezza, ma un’opportunità per abbracciare nuovi inizi e realizzare aspirazioni personali.
Khanna ha chiuso il suo intervento con una visione che ispira tanto quanto ammonisce: “La migrazione è la forza che ha plasmato il nostro passato e che determinerà il nostro futuro. Se sapremo abbracciarla con saggezza, potremo costruire città più resilienti, economie più dinamiche e società più inclusive. Il mondo è sempre stato in movimento, e lo sarà ancora di più nei prossimi decenni. Dobbiamo decidere: vogliamo temere il cambiamento o guidarlo?”
L’immagine evocata da Khanna è quella di un mondo fluido, dove i confini si dissolvono e le persone trovano nuove terre da chiamare casa. Non è solo una questione di sopravvivenza, ma di opportunità: reinventare la vita, riallacciare legami con il pianeta e creare comunità capaci di affrontare il futuro con coraggio e immaginazione. La migrazione, ha detto Khanna, è la nostra più grande sfida, ma anche il nostro dono più prezioso.
Guardando al 2050 e oltre, possiamo solo sperare che l’umanità sappia cogliere questa opportunità con la lungimiranza e la solidarietà che merita.