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I gattopardi

beppegrillo.it - Novembre 12, 2010


Correva l’anno 1994 e Bottino Craxi fuggiva a Hammamet. Era diventato imbarazzante, un personaggio impresentabile per i poteri che lo sostenevano. Che si erano già riorganizzati per tempo, da almeno un anno, con la creazione di Forza Italia. Nel Paese apparivano infatti da alcuni mesi misteriosi cartelloni pubblicitari con un bambino che gridava: “Foooza Italia!“. Craxi venne sostituito dal suo compare, amico, beneficiario, Silvio Berlusconi. Un tizio ricattabile, pieno di debiti, così vicino a Bottino da essere presente nella sua stanza di albergo di Roma, il Raphael, prima del lancio delle monetine all’uscita. Craxi si prese gli insulti, Berlusconi il governo presentandosi come uomo nuovo. Tutto cambiò perché nulla cambiasse. Lo psicoporcello imbarcò nel governo i craxiani e continuò la politica precedente. I finanziamenti ai partiti aumentarono, le leggi ad hoc si moltiplicarono, i regali alla Confindustria sotto forme di concessioni statali pure, il debito pubblico continuò la sua corsa e la mafia rimase come sempre al suo posto di comando insieme alla massoneria. L’italiano andò a votare il delfino di Craxi convinto di voltare pagina. L’opposizione non si oppose, creò una gioiosa macchina da guerra e lanciò il suo ruggito del topo con la controcontrofigura di Berlinguer, un uomo chiamato Occhetto. Proporre come alternativa un comunista dopo il fallimento mondiale del comunismo, ripudiato persino da Gorbaciov, e il crollo del muro di Berlino fu una mossa di facciata. Il neocraxismo doveva vincere e vinse. La struttura di potere che lo sostenne fu, come sempre, salva.
Corre l’anno 2010 e Berlusconi non è ancora fuggito ad Antigua. E’ diventato imbarazzante per le sue frequentazioni femminili, un personaggio impresentabile per i poteri che lo sostengono. Che si sono già riorganizzati da almeno un anno con la creazione di un nuovo leader, Gianfranco Fini. Un uomo nuovo, un ex fascista sdoganato da Berlusconi nel 1993, quando lo propose come sindaco di Roma. Da allora suo alleato, esecutore dei suoi ordini, sostenitore delle sue leggi ad personam, silenzioso sui suoi processi, solidale nello smantellamento piduista della democrazia come nel caso della legge elettorale porcata di Calderoli sulla quale non emise un fiato, complice nella sua occupazione dei media. Insomma, l’alter ego politico di Emilio Fede. I giornali di sinistra lo hanno accolto come Cesare nel trionfo romano dopo la conquista delle Gallie. L’opposizione lo ha salutato come il cavaliere bianco in fez e ha messo in campo anch’essa un uomo nuovo, Nicola Vendola, parte della nomenklatura dei partiti dal 1985, quando entrò nella segreteria nazionale della FGCI, un signore che non ha alcuna speranza di vincere e per questo può essere il prescelto e ottenere le copertine sia dell’Espresso che di Chi. La somma dei voti dei partiti del cartellone del centrodestra dopo l’apparente uscita di Fini aumenterà, cresceranno la Lega e FLI che catturerà i voti di chi vuole il rinnovamento morale del Paese. Il PDL rimarrà stabile. Dopo la parentesi di un governo tecnico, indispensabile per evitare il default, si tornerà alle elezioni. Il neoberlusconismo deve vincere e rivincerà e la struttura che sosteneva Berlusconi e oggi lo scarica, sarà come sempre, salva.

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