L’unica nazione immune dalla crisi dell’euro in Europa è la Germania. Dovremmo iniziare a capirne i motivi. Se una nazione come la Grecia, che vale circa il 2% del Pil della Ue, rischia di farla fallire dovremmo porci qualche domanda sulla tenuta della costruzione attuale dell’Europa e su quali basi poniamo i nostri piedi. I dati dello spread dell’ultimo decennio tra un qualunque Paese dell’area euro e la Germania dimostra l’insostenibilità di un’unica valuta per le economie europee. La differenza tra i titoli pubblici dei diversi Stati e il bund tedesco è aumentata non solo per la Grecia o per l’Italia, ma anche per l’Olanda passata da 0,2 a 0,5%, per la Spagna da 0,3 a 4,1% o per la Francia da 0,1 a 1,7% (*), tutti dati in aumento. In sostanza la distanza tra la Germania e il resto d’Europa sta aumentando, a diverse velocità, per tutti. E tutti rischiamo di fare la fine della Grecia a lungo termine. Nessuno Stato può rimanere agganciato alla locomotiva tedesca
La Germania sta assorbendo liquidità dagli Stati europei come un buco nero, è la cassaforte del continente. Infatti chi vende titoli spagnoli o italiani, oggi compra bund che hanno un rendimento inferiore, ma che gli danno maggiori garanzie. La Germania, grazie all’euro, ha aumentato le sue esportazioni verso i Paesi membri. Se l’italiano dovesse pagare in lire un prodotto tedesco, o lo spagnolo in peseta, le esportazioni della Germania diminuirebbero. L’euro non rappresenta le economie nazionali che lo hanno adottato che si stanno allontanando tra loro, non avvicinando. L’euro è il sintomo, non il problema. La Ue non ha politiche fiscali comuni, misure condivise per la lotta all’evasione, uniformità per la stesura delle finanziarie che decidono le politiche di spesa e di bilancio dei diversi Stati. E’ l’equivalente di un gruppo di persone che vivono nello stesso condominio in cui qualcuno butta i soldi dalla finestra, qualcun altro pulisce le scale per tutti, la differenziata la fanno solo gli inquilini del primo piano che sono anche gli unici a pagare le spese condominiali. E’ ovvio che la convivenza non può durare, come è altrettanto ovvio che l’unione economica deve seguire e non anticipare quella politica. Si inizia dalla testa non dalla borsa. Purtroppo il mattino si vede dalla superpassera al governo.
(*) Dati 11 novembre 2011, fonte OECD