C’è un mostro che si aggira per le banche. Ha chele potentissime in gradi di stritolare qualunque società. Crunch, crunch. Assorbe denaro come un magnete e non lo restituisce se non a carissimo prezzo. E’ il Credit Crunch. Una parola che diventerà familiare come lo spread. Credit Crunch significa che non si fa credito a nessuno, che la liquidità in circolazione sta diventando come l’acqua nel deserto. Il fido bancario che copriva i costi di gestione delle aziende in attesa dei pagamenti da parte dei clienti è diventato un miraggio. L’azienda deve anticipare gli stipendi, l’Iva, le tasse sul presunto reddito del prossimo anno e ogni forma di commodity. Finché i soci o gli azionisti riescono a mettere mano al portafoglio regge, poi schianta.
Le banche hanno spesso più debiti che soldi e i debiti non si possono prestare. Si possono però mettere sul mercato sotto forma di bond. Il gioco funziona sino a quando i bond bancari venduti e rimborsati si equivalgono. Poi può saltare il banco. Le banche europee hanno venduto 413 miliardi di dollari di bond nel 2011. Hanno dovuto rimborsare 654 miliardi in scadenza. E’ rimasto un cratere di 241 miliardi di dollari di mancanza di disponibilità (*). Le banche non sono più in grado di comprare titoli pubblici per salvare gli Stati e non riescono neppure a vendere i loro titoli.
Falliranno prima gli Stati o le banche? O entrambi? Nel frattempo muoiono le aziende a decine di migliaia per mancanza di ossigeno. Il debito aziendale è una catena di Sant’Antonio. La prima azienda della catena che va in asfissia finanziaria strangola la seconda che a sua volta strangola la terza e così via. Lo Stato chiede anticipi, le banche negano prestiti o li concedono a tassi usurai o ipotecando la azienda. Ma se muoiono le aziende chi pagherà i costi enormi della macchina dello Stato e gli stipendi dei bancari? Il debito non si mangia.
Negli scorsi anni sono stati concessi mutui a tasso variabile per le abitazioni anche al 90% del capitale. Moltissime famiglie che li hanno contratti non sono più in grado di pagarli. Le case vanno all’asta o alle banche. Chi abiterà queste case? Un’obbligazione bancaria, un titolo azionario? E gli sfrattati che hanno perso, oltre all’appartamento, la quota di capitale versata che fine faranno? Al Credit Crunch non si può reagire con la Taxation Crunch come si appresta a fare il Governo. Ogni organismo ha il suo punto di collasso e l’Itala ha già una forte tachicardia. E’ necessaria una moratoria per i mutui delle prime case, l’abolizione immediata dell’anticipo dell’Iva e della tassazione sul reddito presunto delle aziende sull’anno successivo. L’Italia ha bisogno di respirare. Loro non molleranno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
(*) fonte Dealogic/Ft
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