di Beppe Grillo – La vicenda che coinvolge Limone sul Garda è emblematica. Questo delizioso paesino di 1200 abitanti, aggrappato alle sponde del lago di Garda, ha intrapreso una sacrosanta battaglia contro una sentenza del Consiglio di Stato che ha imposto al Comune il divieto di gestione del proprio acquedotto.
Il sindaco del paese, Franceschino Risatti, si sta battendo per tutelare i suoi diritti fondamentali di primo cittadino, non consegnando le chiavi dell’impianto, e continuare così a gestire autonomamente (caso raro, davvero eccezionale in Italia!) il servizio idrico del proprio comune, mantenendo così il controllo della propria acqua e scongiurare una possibile vendita, anche solo parziale, a società private.
Da una parte quindi c’è il sindaco, dall’altra Acque Bresciane, la società cui è affidata la gestione del servizio per la provincia di Brescia.
Il comune di Limone sul Garda risponde a tutti e tre i requisiti chiesti dalla legge per gestire in proprio. Limone infatti dispone di sorgenti in parchi naturali, un’inestimabile ricchezza per le multinazionali che gestiscono tra l’altro gran parte del mercato delle acque in bottiglia. Prima quindi c’è da parte delle società private la corsa all’accaparramento del servizio, donando magari ai cittadini del comune acqua di serie B, con il tempo poi le fonti più pregiate diventerebbero di diritto una notevole fonte di profitto.
L’acquedotto della cittadina si rifornisce esclusivamente dalla valle fluviale del Singol, percorsa dal torrente San Giovanni. La captazione avviene in quota dove è collocato l’impianto di filtrazione e potabilizzazione, finanziato dal Comune prima del 2007, a poche centinaia di metri dalle sorgenti, in luoghi liberi da insediamenti antropici o zootecnici. Il territorio rientra poi nel Parco regionale Alto Garda Bresciano e risulta per di più totalmente vincolato dal punto di vista paesaggistico. “I nostri cittadini, spiega il sindaco Risatti, hanno solo pagato quello che consumavano e tutto è stato reinvestito nel ciclo idrico. Le letture poi avvengono 3 o 4 volte l’anno fotografando i numeri del contatore e monitorando le eventuali perdite. Cosa avviene invece quando la lettura viene fatta forse una volta l’anno? Cumulando i consumi presunti chi paga poco è inserito in una categoria superiore e paga di più. E quando invece c’è un guasto? Quanto tempo si dovrà attendere? Con la gestione comunale diretta quando ciò avviene si risolve subito il problema!”.
Risatti rivendica inoltre una più morigerata gestione del servizio: “Nell’ultimo anno della gestione Garda Uno furono spesi 52mila euro di energia per pompare l’acqua dai pozzi. Noi ne spendiamo in media 20mila, perché preferiamo tenere in funzione la fonte in montagna, anche se comporta più manutenzione”.
La gestione comunale autonoma, il cd pubblico puro, si è dimostrata quindi ampiamente più efficiente di quella di Garda Uno (che gestiva in precedenza il servizio idrico) sotto ogni aspetto: tempi di intervento; modalità di captazione della risorsa idrica; modalità di fatturazione, investimenti e costi di gestione.
Ma il sindaco non si arrende: “L’acqua di Limone è un bene della mia comunità e me la tengo stretta. Abbiamo 2 mesi di tempo. Nel frattempo arriverà una nuova sentenza del Consiglio di Stato che potrebbe accogliere le nostre richieste. Non intendo lasciarla ai francesi che vogliono acquisire il 49% di Acque Bresciane. Lo faccio per i miei figli. Quando l’acqua varrà più del petrolio, potrò dire loro: io ho difeso il diritto all’acqua pubblica”.
Con i referendum del 12 e 13 giugno 2011, ben 27 milioni di italiani hanno sancito con il loro voto che l’acqua è un bene comune, un diritto inalienabile, affermando il concetto di gestione pubblica dell’acqua, da cui non è più possibile prescindere. Non può essere il mercato a gestire beni e servizi essenziali come l’acqua. La gestione attraverso società private (con o senza la partecipazione pubblica) ha tutelato soltanto l’interesse dei soci.
Per chi volesse approfondire vi consiglio la lettura de LA RAPINA PERFETTA di Maurizio Montalto, un libro esaustivo sull’accaparramento delle multinazionali sul mercato dell’acqua, una istantanea perfetta di una politica di puro colonialismo, scaricabile gratuitamente a questo link.
Nell’attesa degli sviluppi il comune di Limone sul Garda ha creato una petizione online su Change.org con una lettera indirizzata al Presidente Mattarella, che potete trovare a questo link.
Uniamoci tutti più che mai. L’esempio di Limone sul Garda può essere il cavallo di Troia per tutti i Comuni che vogliono tornare ad esercitare il proprio diritto.
L’acqua è un bene pubblico!