di Torquato Cardilli – Chi rompe il patto, chi manca alla parola data, chi non mantiene la promessa, soprattutto in campo politico, si chiama fedifrago (dal latino foedus + frangere). Dante lo mette nel lago ghiacciato del Cocito a testa in giù.
E’ uno spergiuro, un infedele, un imbroglione. E chi si lascia imbrogliare, nonostante gli avvertimenti è un fesso che ignora la storia e non sa leggere i tre segni di riconoscimento dell’ipocrita che quando parla, mente; quando fa la promessa della luna sa sicuramente di non poterla mantenere; quando raccoglie la fiducia di chi dice mi fido di lui, è pronto a tradirlo.
A chi è rivolto il discorso? Ai classici Segretari di partito inclusa la Presidente del Consiglio, che, dando un calcio all’etica, con il proprio nome in lista illudono l’elettore trattandolo come un pesce stupido che deve abboccare all’esca, pur sapendo in anticipo che quell’esca è avvelenata.
La carica di membro del Governo, di deputato, di senatore della Repubblica è incompatibile con quella di parlamentare europeo per cui l’eletto con due cappelli non può far finta di nulla come accade spesso in Italia con il cumulo di cariche incompatibili, ma è obbligato alla rinuncia ad un cappello seduta stante.
Se fossi un bookmaker inglese darei una quotazione di mille a uno o anche molto più per premiare chi scommettesse che Meloni una volta eletta al parlamento europeo rinuncerà alla carica di premier, di deputato e di segretario di FdI; stesso discorso vale per Tajani che non rinuncerà alla carica di vicepremier, di ministro degli esteri, di deputato e di segretario nazionale di FI e per Schlein che non rinuncerà certo al doppio incarico di deputato e di segretario del PD.
Questi leader di partito scambiano il voto politico su una scheda come il referendum sulla propria persona come capo partito e non sulle idee, sulle promesse e sull’onestà di mantenerle. Il voto politico significa attribuire un mandato e chi lo riceve dopo averlo chiesto non può gettarlo nel cestino o regalarlo ad altri come stabilisce l’antico brocardo (delegatus non potest delegare) per cui chi ha ricevuto un mandato non può subdelegare ad altri.
Ma all’imbroglio dell’elettore non c’è limite.
Non basta candidarsi per Bruxelles sapendo di non volere onorare la promessa e di non rispettare il mandato popolare, ma candidarsi in più di una circoscrizione vuol dire semplicemente fregare due volte tutti gli elettori, da nord a sud. Non solo rinuncia al seggio a Bruxelles, ma lo regala senza sforzo al favorito o alla favorita messo apposta in lista come numero due.
Capito elettore-pesce cosa vuol dire abboccare a quell’amo? Che il tuo voto non conta e chi lo riceve ne fa quello che vuole.
Nel caso delle due signore Meloni e Schlein ci sarà una specie di aggravante: rispettando l’obbligatorietà dell’alternanza di genere nelle liste, il loro numero due in ogni circoscrizione dovrà essere un uomo.
Con la presentazione dei simboli delle liste (ben 46), appena conclusasi, sono stati accesi i motori della vera propaganda elettorale.
Due anomalie macroscopiche saltano subito agli occhi: da una parte l’arretratezza burocratica del mostro Ministero dell’Interno e dall’altra l’indicazione sul simbolo dei nomi di aspiranti premier viventi e defunti.
Per regolare l’ordine di priorità sulla scheda i cervelloni del servizio elettorale del Viminale non si affidano al sorteggio o allo strumento telematico, ma come se vivessero ancora nel secolo scorso, pretendono la presentazione del simbolo in forma cartacea con consegna a mano. Conseguenza? Mentre si parla di intelligenza artificiale, di nuove tecnologie, i galoppini di partito sono costretti a fare la fila dal venerdì precedente con pernottamento all’addiaccio senza poter lasciare il posto. Roba da terzo o quarto mondo che ha visto premiato il simbolo di Cateno de Luca. E ho detto tutto.
Quanto al nome sul simbolo ci sarà da ridere quando, ove fosse approvata la riforma del premierato, Forza Italia continuerà a mettere sul simbolo il nome del fu.
A parte queste note folkloristiche va ripetuto che il voto è una cosa seria da non prendere sottogamba (vista la dilagante astensione) perché ne va di mezzo il futuro dei giovani.
Purtroppo lo scopo delle elezioni europee è stato completamente svuotato. I partiti non hanno come obiettivo principale la pace (l‘Italia ripudia la guerra) e il lavoro, non pensano in grande al futuro degli attuali adolescenti, a come dovrebbe essere l’Europa, ai temi cruciali del welfare, della sanità, del salario minimo, della validità delle alleanze strategiche, del rating, del debito, a rendere omogenei i sistemi fiscali tariffari e giudiziari, a condividere realmente l’onere della ripartizione degli immigrati, a costruire una difesa europea autonoma in campo politico, economico e militare, alla protezione delle acque del Mediterraneo su cui si affacciano un terzo dei paesi dell’UE.
Il popolo italiano ne ha abbastanza di guerre e di sacrifici e chiede lo sganciamento dal bellicismo dei vertici per privilegiare a tutti i costi il ricorso alla diplomazia, alla trattativa, al compromesso. Un conto è la difesa comune, un’altra cosa è fare la guerra per principio per far comodo ad altri.
L’elettore, stordito dalla propaganda senza una riflessione approfondita, abbocca all’amo pensando di soddisfare la sua fame di convenienze interne della politichetta locale e non si rende conto che rimarrà affamato e assetato di equità.
L’AUTORE
Torquato Cardilli – Laureato prima in Lingue e civiltà orientali e poi in Scienze politiche per l’Oriente. E’ stato Ambasciatore d’Italia in Albania, Tanzania, Arabia Saudita ed Angola. Opinionista e pubblicista su temi politici ed economici su varie testate ed agenzie di stampa, in Italia e all’estero.