di Beppe Grillo – Nel loro popolare libro “Nudge”, Richard Thaler e Cass Sunstein dedicano un intero capitolo ad una proposta molto interessante, a tutela della libertà, inclusa quella religiosa, ovvero la privatizzazione del matrimonio: lo stato regola le unioni civili, con un contratto che definirebbe i diritti e i doveri legali, mentre altre entità private avrebbero la libertà di stabilire le proprie regole matrimoniali in base alle proprie credenze e tradizioni.
Dal punto di vista legale, il matrimonio è essenzialmente uno status ufficiale istituito dallo stato, accompagnato da diritti e doveri stabiliti dalla legge. Sappiamo che contrarre matrimonio offre una serie di vantaggi materiali, economici e non solo, che variano da paese a paese ( Eredità e altri benefici in caso di morte, Successione, Benefici legati legati alla proprietà, Delega nelle decisioni, Benefici probatori etc…). Ma il matrimonio mescola anche elementi religiosi. Qualsiasi dibattito politico sul matrimonio abbraccia inevitabilmente sentimenti religiosi (vedi unioni omosessuali). In origine l’istituto del matrimonio era inteso come una maniera per lo stato di controllare sia l’attività sessuale sia l’educazione dei figli. Se si volevano avere rapporti sessuali oppure procreare, era molto più vantaggioso avere una licenza dello stato; anzi, in molti casi quella licenza era indispensabile, proprio come oggi serve la patente per guidare l’automobile. La licenza dello stato serviva a garantire che l’attività sessuale non fosse reato; ed era difficile adottare figli se non si era sposati.
Il matrimonio ufficiale oggi non ha più questa funzione.
Con la privatizzazione del matrimonio, la parola “matrimonio” non apparirebbe più in nessuna legge, e le licenze di matrimonio non verrebbero più offerte o riconosciute a nessun livello della publica amministrazione. Lo stato farebbe ciò che gli compete, e le organizzazioni religiose altrettanto. In tal modo, verrebbe meno l’ambiguità dovuta al fatto che la parola matrimonio si riferisce sia a uno status ufficiale (legale) sia a uno status religioso. L’unico status giuridico che lo stato conferirebbe alle coppie sarebbe dunque un unione civile, ovvero un contratto di associazione domestica.
Il matrimonio sarebbe un affare strettamente privato, celebrato da organizzazioni religiose o private di altro tipo. Così, per esempio, una chiesa potrebbe decidere di unire in matrimonio soltanto i propri membri, e un club di sommozzatori potrebbe decidere di limitare le proprie cerimonie a chi possiede un brevetto da sub. Anziché incanalare ogni singola unione nello stesso identico ordinamento, quello del matrimonio di stato, le coppie potrebbero scegliere l’organizzazione celebrante più adatta alle proprie esigenze e ai propri desideri. Lo stato non sarebbe tenuto a legittimare nessuna relazione in particolare conferendovi l’appellativo di matrimonio.
Questa proposta è in linea con l’approccio già adottato in numerosi paesi: ammettere all’unione civile le coppie sia eterosessuali sia omosessuali.
Con il matrimonio amministrato dallo stato, è difficile tutelare la libertà delle organizzazioni religiose di seguire il proprio credo e, al tempo stesso, salvaguardare la libertà di due persone di assumersi gli impegni reciproci che desiderano, senza che lo stato li tratti da cittadini di serie B. Il sistema di licenze di matrimonio ufficiali non è più adatto alla realtà moderna.L’istituzione del ma- trimonio amministrato dallo stato ha un passato fortemente discriminatorio, essendo stato a lungo imbevuto di disuguaglianza sessuale e razziale. Questo passato non può essere del tutto separato dall’attuale versione dell’istituto del matrimonio.
La licenza dello stato inizialmente serviva a garantire che l’attività sessuale non fosse reato; ed era difficile adottare figli se non si era sposati. Il matrimonio ufficiale oggi non ha più questa funzione. In alcuni paesi, la Costituzione riconosce agli individui il diritto ad avere rapporti sessuali anche se non sono sposati, ed è possibile diventare genitori, persino genitori adottivi, senza il matrimonio. Adesso che il matrimonio non è più un prerequisito per avere rapporti sessuali o per procreare, il ruolo dello stato in quanto autorità che rilascia la licenza di contrarre matrimonio sembra diventato meno importante. Ma fintanto che lo Stato continuerà a rilasciare licenze di matrimonio, lo status del “matrimonio ufficiale”, cioè del matrimonio che ha valore legale, avrà sempre una grande importanza
Qualcosa di totalmente anacronistico.