Sulla questione siriana, già nei primi mesi di quest’anno, mi rivolgevo a tutti con due commenti: “Vi prego” e “Cercasi pretesto”; dove raccomandavo – è compito dei più anziani mettere in guardia i giovani – di non trascurare la pretesa degli Stati Uniti di impadronirsi di tutto il Nord-Africa e il Medio Oriente, facendo volare in pezzi le relative nazioni, per poi intervenire in veste di pacieri e impadronirsi dei giacimenti di petrolio e di quella che è l’energia del prossimo futuro, cioè il gas naturale.
Siria e Iran a tutt’oggi sono sfuggite a questo disegno criminale. La Libia non ha potuto farlo perché ha scontato un grave errore di Cina e Russia che non hanno avanzato in sede ONU il diritto di veto che avevano, lasciando campo libero agli Stato Uniti che sono intervenuti, addirittura preceduti dai loro servi europei, Italia in testa.
Ora però la situazione si è fatta grave, perché un gran numero di civili, bambini in particolare, sono stati uccisi dal gas nervino che solo i mercenari, i tagliagole, i ribelli, bene armati e foraggiati attraverso mille triangolazioni dagli Stati Uniti possono aver diffuso. Quale interesse avrebbe avuto il governo siriano ad ammazzare civili, se non guadagnarsi impopolarità? Quindi sono stati gli Stati Uniti a fornire ai tagliagole questo gas letale. Le televisioni fanno di tutto con la loro informazione assassina per confondere le idee alla gente, quando la situazione invece è estremamente semplice, e non rimane che sperare sui deputati e senatori del Movimento 5 Stelle che in Terza e in Quarta Commissione di Camera e Senato possono far sentire la loro voce, anche se ben difficilmente poi sarà portata all’esterno. La situazione, torno a dire, è di estrema gravità e il presidente degli Stati Uniti Barak Obama, premio Nobel per la Pace – ridicolo! – ha detto che questa è l’ora delle decisioni. Una frase identica a quella pronunciata il 10 giugno del 1940 in piazza Venezia da Benito Mussolini, con le conseguenze, relative, che sono giunte, dopo una avventura terrificante.
Mario Albanesi
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