di Beppe Grillo – 130 milioni di persone nel mondo hanno visto la serie “Squid Game”, anzi, 130.000.001 perché l’ho terminata stanotte anche io.
L’ho vista, è sottotitolata, come la maggior parte dei film coreani, parlano e parlano per venti minuti e sotto appare solo “Ciao”.
Per chi non la conoscesse, la serie racconta la storia di cittadini indebitati disposti a fare qualsiasi cosa per soldi, incluso mettere a rischio la propria vita. Una storia su coloro che lottano attraverso le sfide della vita quotidiana e vengono lasciati indietro, mentre i vincitori salgono di livello.
Una parabola sugli eccessi della nostra società, sulle crescenti insicurezze economiche e disuguaglianze di classe che colpiscono non solo la Corea del Sud, ma l’intero globo.
La disuguaglianza è forse uno dei mali peggiori del nostro mondo. Per chi pensasse che ci sia stata qualche battuta d’arresto, devo dare una brutta notizia: siamo ancora nel più ricco mondo mai esistito. Nel 2020 siamo ufficialmente nel mondo dell’1%. Anzi, 1%=50%. Potrebbero impararlo i bambini a scuola, magari con qualche rima potrebbero cantarlo.
L’ultimo rapporto del Credit Suisse Global Wealth ci conferma che l’1% della popolazione detiene il 43% della ricchezza mondiale. L’incremento è stato dimezzato dalla pandemia, ma ci stiamo rimettendo in sesto.
C’è quindi un grande, enorme problema di distribuzione. Cioè di disuguaglianza. E Squid Game affronta questo tema in un’ottica brutale. Le donne sono evitate, i giocatori anziani abbandonati al loro destino, e nella prima puntata la manodopera straniera sostiene letteralmente il protagonista.
Che differenze con la vita reale?
Tempo fa lessi uno studio sull’aumento della disuguaglianza, legittimato “dalla credenza popolare che il divario di reddito sia meritocraticamente giusto. Più una società è diseguale, più è probabile che i suoi cittadini spieghino il successo in termini meritocratici”. L’idea meritocratica che qualunque sia la tua posizione sociale alla nascita, la combinazione di bravura e volontà saranno sufficienti a farti “arrivare al vertice”, è uno dei miti più fasulli del nostro tempo. Ci è stata venduta l’idea che una società meritocratica sia un luogo in cui il nostro benessere materiale è determinato non dalla classe, dalla razza o dal genere, ma da una combinazione delle nostre capacità e sforzi; una competizione sociale leale, in condizioni di parità e ricompense per coloro che hanno talento e sono abbastanza laboriosi da salire la scala sociale.
Ma in una società competitiva, non tutti possono vincere.
Ed è emblematico come la Corea del Sud sia la nazione più istruita del mondo e allo stesso tempo con il debito delle famiglie più alto del mondo, che ora equivale a oltre il 100% del PIL del paese. Di conseguenza, il debito, così come la vergogna che lo accompagna, è diventato il fattore trainante del suicidio in quasi tutte le fasce d’età del paese, che da oltre un anno ha implementato un reddito universale nella provincia di Gyeonggi.
Siamo diventati una società di giocatori, con l’1% di vincitori e un 99% di vinti. Penso che sia ormai chiaro come non sia possibile più uscirne se non con un drastico cambiamento del sistema economico e sociale. Sistema che in Italia di fatto ancora non esiste, mettiamo solo delle toppe, dove serve, come un sarto con un jeans ormai logoro.
Con l’aumentare delle disparità di reddito e dell’ascesa tecnologica, che continua a spazzare via posti di lavoro, e con i danni reali e silenziosi che la Pandemia ha portato con sé, cosa ci sarà per i nostri giovani affamati di futuro? Il Reddito di base universale è l’unica soluzione per avere equità, benessere e libertà.
Sono moltissimi i progetti pilota e gli esperimenti nel mondo, e anche a livello europeo qualcosa si muove, dal basso, con l’iniziativa dei cittadini europei per un reddito di base universale.
Dobbiamo affrontare questo tema subito, l’Italia non è immune dal fattore 1%=50%, ci siamo molto vicino, con il patrimonio del 5% più ricco degli italiani che è superiore a tutta la ricchezza detenuta dall’80% più povero. Per farvi capire meglio, nel dettaglio: i 3 uomini più ricchi d’Italia posseggono il totale delle ricchezze dei 6 milioni di italiani più poveri!
Possiamo riscrivere un nuovo sistema economico, che non funzioni solo per i ricchi e i potenti, ma per tutti.
O mettiamo in campo il Reddito Universale o inauguriamo gli Italian Squid Game. Se vinci puoi continuare a vivere.