di Johan Rockström – Il clima ha raggiunto un punto di crisi globale. Abbiamo avuto dieci anni di record climatici estremi, incendi che hanno bruciato l’Australia, la Siberia, la California e l’Amazzonia, e le inondazioni in Cina, Bangladesh e India. Ora stiamo sopportando ondate di calore in tutto l’emisfero settentrionale. Rischiamo di superare il punto di non ritorno che muta il nostro rapporto con il pianeta: da nostro migliore amico, resiliente, che attenua i nostri impatti a chi si erge contro di noi amplificando il calore.
Per la prima volta, ci vediamo costretti a considerare il rischio reale di destabilizzare l’intero pianeta. I nostri figli lo vedono. Saltano la scuola per chiederci di agire, e guardano con incredulità alla nostra incapacità di allontanarci da rischi potenzialmente catastrofici. I prossimi dieci anni, fino al 2030, dovranno vedere la trasformazione più profonda che il mondo abbia mai conosciuto. Questa è la nostra missione. Questo è il Countdown.
Quando i miei colleghi scienziati hanno riassunto, circa dieci anni fa, per la prima volta, lo stato delle conoscenze sul punto critico del clima, solo un luogo aveva forti prove di trovarsi in una grave spirale discendente. Il ghiaccio del Mare Artico. Altri punti critici erano ancora molto lontani. 50 o 100 giri intorno al sole.
Proprio l’anno scorso abbiamo rivisitato questi sistemi e ho subito il più grande shock della mia carriera. Siamo a pochi decenni di distanza da un Artico senza ghiaccio marino in estate. In Siberia il permafrost si sta ora sciogliendo su scala drammatica. La Groenlandia sta perdendo trilioni di tonnellate di ghiaccio e forse si sta avvicinando a un punto critico. Le grandi foreste del Nord stanno bruciando con punte di fumo grandi come l’Europa. La circolazione delle acque dell’oceano Atlantico sta rallentando. La foresta amazzonica si sta indebolendo. Metà del corallo della Grande Barriera Corallina è morto. L’Antartide occidentale potrebbe aver già oltrepassato un punto critico già oggi. E ora, il più solido tra i ghiacciai della Terra, l’Antartide orientale; alcune sue parti stanno perdendo stabilità. Nove dei 15 grandi sistemi biofisici che regolano il clima sono ora in movimento. Mostrano preoccupanti segni di declino e si stanno potenzialmente avvicinando ai punti critici.
I punti critici portano a 3 minacce. Primo, l’innalzamento del livello del mare. Possiamo già aspettarci fino a 1 metro in questo secolo. Questo metterà in pericolo le case di 200 milioni di persone. Ma quando aggiungiamo all’equazione il ghiaccio che si sta sciogliendo dall’Antartide e dalla Groenlandia, questo potrebbe portare a un innalzamento di 2 metri. Ma non si fermerà qui, continuerà a peggiorare.
Secondo, se chi trattiene il carbonio, come il permafrost e la foresta, si trasformano, cominciando a rilasciarlo, allora questo rende molto più difficile il lavoro di stabilizzazione delle temperature.
E terzo, questi sistemi sono tutti collegati, come il domino. Se si oltrepassa un punto critico ci si avvicina, vacillanti, agli altri.
Fermiamoci un attimo per vedere dove ci troviamo. La base della nostra civiltà sono un clima stabile e una ricca bio-diversità. Tutto – e intendo tutto – si fonda su questo. La civiltà ha prosperato in una zona di Riccioli d’Oro, non troppo calda, non troppo fredda. Questo è ciò che abbiamo avuto per 10.000 anni, da quando abbiamo lasciato l’ultima era glaciale. Guardiamo un quadro più ampio. Tre milioni di anni, le temperature non hanno mai oltrepassato il limite dei 2 gradi Celsius. La Terra si è autoregolata entro un intervallo molto ristretto di +2 gradi tra i caldi interglaciali, e -4 gradi nell’era glaciale.
Ora stiamo seguendo un percorso che ci porterebbe in un mondo di 3 o 4 gradi in tre sole generazioni. L’orologio climatico tornerà indietro non di 1 milione, non di 2 milioni, ma di 5-10 milioni di anni. Stiamo andando alla deriva, verso una Terra a effetto serra. Per ogni aumento di 1 grado, un miliardo di persone sarà costretto a vivere in condizioni che oggi consideriamo essenzialmente inabitabili. Questa non è un’emergenza climatica. È un’emergenza planetaria.
Il mio timore non è che la Terra cada in un precipizio il 1 gennaio 2030. La mia paura è che si premano pulsanti inarrestabili nel sistema terrestre.
Ciò che accadrà nei prossimi 10 anni determinerà probabilmente lo stato del pianeta che consegneremo alle generazioni future. I nostri figli hanno tutte le ragioni di allarmarsi. Dobbiamo agire seriamente per stabilizzare il nostro pianeta.
Due frontiere guideranno questa trasformazione. La prima è nella scienza. Ecco una nuova equazione per un pianeta sostenibile: confini planetari più beni comuni globali uguale gestione planetaria. Abbiamo bisogno di un corridoio sicuro per l’umanità che permetta a tutti di diventare amministratori dell’intero pianeta. Non per salvare il pianeta, ma per garantire un buon futuro a tutte le persone.
E la seconda frontiera è nella società. Ci serve una nuova logica economica basata sul benessere. Siamo ora in grado di fornire obiettivi scientifici per tutto il commercio globale, per tutte le aziende e per tutte le città del mondo. Prima sfida, dobbiamo dimezzare le emissioni globali entro il 2030 e raggiungere lo zero netto entro il 2050, o prima. Questo significa decarbonizzare i grandi sistemi che gestiscono le nostre vite, l’energia, l’industria, i trasporti, le costruzioni. L’era dei combustibili fossili è finita. Dobbiamo trasformare l’agricoltura, da fonte di emissioni a deposito di carbonio e dobbiamo proteggere seriamente i nostri oceani e la nostra terra, gli ecosistemi naturali che assorbono la metà delle nostre emissioni.
La bella notizia è che possiamo farlo. Abbiamo le conoscenze, abbiamo la tecnologia. Sappiamo che ha senso farlo, socialmente ed economicamente. E quando ce l’avremo fatta, potremo respirare, tutti, boccate d’aria fresca. Faremo la conoscenza di stili di vita sani di economie resistenti, in città vivibili. Stiamo tutti compiendo questo viaggio intorno al Sole. Questa è la nostra unica casa. Questa è la nostra missione per proteggere il futuro dei nostri figli.
Tedx di Johan Rockström
Translated by TED Translators Admin
Reviewed by Elena Montrasio