Personale di Davide Charlie Ceccon – Fino all’8 Giugno 2019 Qu.Bi Gallery, Corso Fogazzaro 21, Vicenza
di Sophia Los – Se vi capita di sedervi nel portico del chiostro di Santa Chiara a Napoli, a guardare il giardino sopraelevato, scoprirete che il basamento rivestito in formelle di maiolica rappresenta un paesaggio semi disabitato. A me sembrano proprio i luoghi dove Davide Charlie Ceccon, secoli dopo, avrebbe ambientato le sue città. Un campo, un’isola, una roccia, il mare; qualche casa sparsa e talvolta una rocca sul cucuzzolo di una collinetta. Luoghi diradati, adatti alla preghiera, al vuoto e all’ascolto.
I tempi di quel silenzio sono passati. Ora sono abitati da un flusso di pensiero/disegno, senza progetto, ma spontanea somma di eventi accostati. Le città assurde di Davide sono città dell’inconscio, dove le case volano, animali giganti diventano essi stessi colline mobili, alto e basso sono intercambiabili. Sono città senza umani. Ovvero le città nelle quali abita solo l’io che disegna, descrive e osserva. Non la comunità. Non ci sono piazze, non ci sono luoghi comuni. Ci sono i gesti e i pensieri dell’uomo contemporaneo, confuso e solo, in un pianeta che è solo lo sfondo o il fondale per insediarsi. Per abitare nel modo infantile di chi crede basti una casa.
I disegni di Davide, ironici e sarcastici, rapiscono la mente, la catturano nei dettagli dell’immaginazione e così tornano ad essere dei disegni da meditazione, sui quali soffermarci, ascoltandoli più che descrivendoli, cercando la propria casa, istintivamente, senza spiegazione.
Sono città oniriche, disordinate; sono le città che stiamo generando nella confusione di questa era, una babilonia di simboli ammucchiati e poco compresi, di linguaggi mescolati, di realtà virtuali e materiali. Forse una dimensione olografica nella quale tutto è possibile e impossibile allo stesso tempo.
Gli umani, nascosti, ripetono come un mantra la costruzione di case su case, ovunque. Non si mostrano: sognano, tentano, invadono, scompaiono.