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La vera storia di chi non arriva a fine mese

beppegrillo.it - Luglio 26, 2018

di Elizabeth White – Voi credete di conoscermi. I miei vestiti sono ancora impeccabili, acquistati negli anni buoni, quando ancora si poteva spendere, oppure frutto di qualche regalo. Se mi guardaste non sapreste che la settimana scorsa mi hanno staccato l’elettricità per mancato pagamento, o che ho tutti i requisiti per accedere alla mensa dei poveri.

In questi giorni sto comprando tutto con il massimo sconto. Non importa cos’è e che qualità abbia. Forse non importa nemmeno se mi piaccia o no. Se mi invitate a cena fuori sono frugale nelle mie scelte di menù. Meticolosa, conosco ogni centesimo nella mia testa. A fine cena non sapete quanto mi vergogno a dire che ognuno paghi per quello che ha consumato, ma non posso davvero coprire i dolci, il caffè, il secondo e terzo bicchiere di vino in più

Non ce l’ho con voi. Ero anche io così. Indifferente. Non vedevo.

Sono stanca di cercare di falsificare le apparenze. Un amico mi ha detto che sono un diverso tipo di povero. Io vivo senza abbonamenti a Netflix, senza andare in palestra. Ho scoperto che posso fare i miei capelli da sola e risparmiare i soldi del parrucchiere.

Non ho famiglia o un marito che possa aiutarmi. Ho mesi di retribuzione arretrata, anche il mio datore di lavoro non ce la fa. Ma come posso licenziarmi. Sono una donna di mezza età, ho sì una laurea, ma chi mi assumerebbe. Sai quanti ragazzi con le mie stesse caratteristiche trovi sul mercato ora?

A 55 anni ho imparato a mimare la gioia. Chi l’avrebbe detto.

Non ci sono più molte opportunità di lavoro. Non ricordo esattamente quando tutto si fermò, ma è successo. Ogni tanto provo a guardare qualche annuncio online, ma le decine di domande di lavoro sembrano scomparire in un buco nero. Troppo vecchia, troppo inesperta, troppe capacità che non ho. Troppo e basta.

Ho dovuto anche lasciare questa idea che se fossi stata abbastanza paziente e avessi stretto la cintura, le cose sarebbero tornate alla normalità. Se avessi appena inviato un CV in più o mi fossi candidata ad un altro lavoro online o avessi partecipato ad un altro evento di networking, sicuramente avrei ottenuto il tipo di lavoro che ero abituata ad avere. Sicuramente le cose sarebbero tornate alla normalità.

La verità è che la normalità che conoscevo non c’è più. In questo nuovo mondo ci verrà chiesto di fare cose che non vogliamo fare. Ci verrà chiesto di prendere incarichi che pensiamo non siano adatti al nostro talento e la nostra abilità. Ho dovuto scendere dal mio trono. Mi chiedo cosa ne sarà di me. Finora la mia salute ha retto, ma il mio corpo soffre, come il mio spirito.

Ora quando vedo un “barbone” mi chiedo se le loro storie sono cominciate come le mia.

Ho imparato che non si tocca il fondo così all’improvviso, ma ci si ritrova lì, senza accorgersene.

E la verità è che in realtà non ci vuole molto. La famiglia media negli Stati Uniti, se un solo suo componente perdesse lavoro, ha solo risparmi sufficienti per vivere un solo mese. Il 47% di noi americani non sa dove trovare 400 dollari per affrontare un’emergenza. Un’importante riparazione auto e siamo sull’abisso. Parliamo della metà della popolazione, eppure non sapreste dire chi è guardandovi intorno. Ci sono persone nel tuo condominio che si trovano nella stessa situazione, e se non sei tu, sono i tuoi genitori o tua sorella o forse il tuo migliore amico.

Avete visto come siamo bravi a fingere?

La vergogna ci fa tacere. Ci fa tacere. Quando ho deciso di fare un sito web con la mia storia, un amico ha notato che non c’erano foto di me. Mi nascondevo ancora.

Viviamo in un mondo in cui il successo è definito dal reddito. Quando dici di avere problemi di denaro, annunci che sei un perdente. Quando sei un laureato della Harvard Business School come me, sei una sorta di doppio perdente.

Noi nati nel periodo del Boom sentiamo spesso dire che è tutta colpa nostra. Abbiamo avuto le migliori condizioni e le abbiamo sprecate. Siamo accusati di avere pianificato la nostra povertà, di essere dei pesi morti, di aver speso un mare di soldi in cazzate. Si, avremmo potuto tutti risparmiare di più. So che avrei potuto salvare di più, ma non posso cambiare il passato e nemmeno voi, ma non confondiamo il comportamento individuale, isolato con i fattori sistemici che hanno causato questo divario.

Prendete il risparmio. Per molte famiglie, non c’è più niente da risparmiare dopo il pagamento delle bollette. Poi in America non c’è più nulla. Possiamo solo ricordare quando molte persone avevano la pensione. Oggi solo il 13% dei lavoratori americani è occupato in aziende che offrono loro una pensione normale. Il fatto è che milioni di noi non sono così bravi ad investire i propri risparmi. Milioni di noi non sono così bravi a gestire il rischio di mercato. Magari hanno comprato una casa che ora non vale più nulla e che doveva bastare a dare qualcosa ai due figli e a assicurare un po’ di tranquillità a se stesso. Hanno investito in oro o cose simili.

Non era il mercato che ci doveva salvare?

E in realtà i numeri raccontano la storia. La metà delle famiglie americane non ha alcun risparmio previdenziale. Zero. Tra i 55-64 anni che hanno un conto pensione, il valore mediano di tale conto è 104.000 dollari. Ora, 104.000 dollari suona meglio di zero, ma come rendita, genera circa 300 dollari al mese. Non c’è bisogno di dirvi che non ci si può vivere.

Le cose sono molto cambiate rispetto al 1935, anno dell’introduzione della previdenza sociale. Allora un uomo di 21 anni aveva si e no una probabilità del 50% di vivere fino all’età di 65 anni. Così si ritirava a 60 anni, faceva un po’ di pesca, si rilassava, qualche viaggio o crociera e moriva in media a 5-6 anni dalla ricezione dei benefici. Non servivano tanti soldi. Ma questo non è il modello di oggi. Se siete nati alla fine degli anni ’50 e siete in discreta salute, potete vivere facilmente altri 20 o 25 anni. Questo è un tempo davvero lungo.

Quindi cosa si può fare?

Sono dovuta uscire dall’ombra, stare qui apertamente, e vi invito a farlo anche voi. Non vi dirò che è facile. Ho raccontato la mia storia perché pensavo che avrebbe reso un po’ più facile per le persone raccontare la loro. Penso che sia solo grazie alla nostra forza numerica che possiamo iniziare a cambiare le cose.

Non è facile questa nuova era di lavoro e di vita. Non ci sono ancora modelli chiari da seguire, tutto è nuovo. Mancano politiche e modi per mostrarci come andare avanti. Siamo nel bel mezzo di un cambiamento sismico, e dovremo trovare un modo per sopravvivere. Dobbiamo anche rinunciare a questo concetto che il nostro valore dipende dal nostro reddito e dai nostri titoli e posti di lavoro.

Quindi, se hai bisogno di chiamare tuo fratello per sbarcare il lunario, chiamalo. Fate quello che dovete fare, nessuno vi aiuterà ad uscire dall’ombra se non voi stessi. Sappiate che siamo milioni.

Il mio viaggio mi ha portato da un luogo di paura e vergogna a uno di umiltà e comprensione. Ora sono pronta a combattere questa lotta, e vi invito a unirvi a me.

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