Giorgio Ambrosoli era un avvocato, un patriota, una persona onesta. Ucciso da un mafioso su ordine di Michele Sindona. Il bancarottiere su cui indagava, protetto da Giulio Andreotti. Il “salvatore della lira” vicino a Marcinkus e alla finanza vaticana. Il compare di Licio Gelli e della P2. Sono passati trent’anni da quella sera in cui Ambrosoli fu ammazzato sotto il portone di casa. Era senza scorta. Se fosse ancora vivo, cosa direbbe di Andreotti senatore a vita, e di Schifani presidente del Senato che invia un messaggio alla sua famiglia? Al funerale, il 14 luglio 1979, non era presente nessuna autorità di Governo. Forse era meglio allora. Onore a un grande uomo. Uno dei pochi.
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