Nella protesta dei ragazzi mi ha colpito qualcosa che dovrebbe far riflettere i politici: la solidarietà, le strette di mano e gli applausi da parte di molti automobilisti e camionisti che in altre occasioni avrebbero solo imprecato per il ritardo. A Bologna come a Roma.
“Caro Beppe, ieri sono andato con la mia telecamera per sotto le Due Torri alle ore 9,30, in pochi minuti i pochi tremolanti ragazzi arrivati per primi si moltiplicano fino a un migliaio. Partiamo tra i soliti cori percorrendo via Indipendenza, un corteo garbato educato, oserei dire “floscio”. Piazza Verdi con gli studenti delle università, alle ore 11,00 arriviamo in piazza, sono tanti, tantissimi, senza bandiere, senza slogan politici. Il corteo si salda in un corpo unico, universitari, liceali, ricercatori, docenti, studenti di tutti gli istituti superiori di Bologna creano un’onda umana che comincia a muoversi verso i viali in direzione Stazione Centrale. Inizio a vedere una determinazione che non avevo mai notato nelle manifestazioni precedenti, il corteo si muove come un fiume in piena e prende forza e velocità. Si corre, cazzo se si corre. Sta succedendo qualcosa, gli studenti rivogliono a tutti i costi impadronirsi dei loro diritti e vogliono che tutti lo sappiano, corriamo verso le torri della Regione, ma non ci fermiamo, proseguiamo verso la sede della RAI, il custode blocca il cancello, ma gli studenti non vogliono fermarsi lì. Corrono, corrono sempre di più. All’orizzonte le luci rosse e verdi del casello dell’autostrada che lampeggiano, capisco che quello è l’obbiettivo, occupare l’autostrada. I caselli iniziano a fischiare impazziti, siamo sullo svincolo, ci fermiamo, la Polizia blocca l’autostrada A14 nelle due direzioni, a quel punto si riparte, si percorre lo svincolo fino a quello successivo in direzione Padova, 2 o 3 km tra le trombe dei TIR che sostengono quella generazione che sta urlando in tutto il Paese per il diritto allo studio e per garantirsi un futuro, il corteo si muove in modo civile senza arrecare nessun danno alle strutture. Mi arrampico su una piattaforma per riprendere il fiume in piena che attraversa il casello, è un fiume pulito, fatto dei nostri figli, dei nostri ragazzi, è un fiume da rispettare se non vogliamo che straripi ogni giorno con più impeto e rabbia.” Un abbraccio, Nik il nero
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