I sostenitori del voto anticipato, uno dopo l’altro, hanno fatto un passo indietro. Boss(ol)i addirittura tre. Il motivo è uno solo, la paura del default che produrrebbe l’effetto di uno tsunami sulla classe politica. Sarebbe azzerata nel migliore dei casi. Entro l’anno scadono più di 150 miliardi di euro di titoli, se non saranno acquistati non si potranno pagare le pensioni e gli stipendi pubblici che verrebbero decurtati. Di quanto? Del 10, 20, 30%? Un Paese senza governo e con 1800 miliardi di debito sarebbe come un tonno in una tonnara. La crescita del PIL italiano è inoltre tornata negativa (-0,3%). In queste condizioni chi decide se e quando ci saranno le elezioni non sono i partiti in Parlamento, ma i nostri creditori, le banche internazionali, la UE, i singoli Stati che hanno comprato centinaia di miliardi di nostri titoli di Stato, come la Francia. La sovranità economica e politica di un Paese coincidono, senza la prima non c’è neppure la seconda.
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