di Yuval Noah Harari – Alcune persone pensano che i robot renderanno gli umani superflui, e che non ci sia nulla da fare, che sia come un destino inevitabile. Non lo so, non sono così sicuro.
Quando scrissi Sapiens e Homo Deus, non avevo idea che sarebbero diventati dei bestseller in tutto il mondo. Quindi ero totalmente impreparato quando i miei editori chiedevano immediatamente un seguito. Per alcune ore entrai nel panico, aspettando una qualche ispirazione.
É stato proprio in quei momenti che ho potuto riflettere attentamente sul passato e il futuro. Mentre cercavo di capire cosa potessi scrivere, andavo a rivedere tutti i miei passati articoli e così ho avuto modo di pensare molto al futuro dell’uomo.
Come sarà il nostro prossimo secolo? É una domanda a cui è davvero difficile rispondere, ma qualche consiglio penso di poterlo dare.
1. Nessuno sa come sarà il futuro. Gli umani amano raccontarsi storie, siano esse sotto forma di religione o ideologie politiche, come il nazionalismo, il comunismo e il liberalismo. Ma nessuno di questi può prepararci adeguatamente a ciò che potrebbe accadere nei prossimi 50 anni. Nuove tecnologie e cambiamenti climatici potrebbero rendere il mondo più diverso di quanto possiamo mai immaginare. Quindi è meglio mantenere una mente aperta e sperare per il meglio.
2. Lavoro. Siamo sinceri non abbiamo idea di come sarà il mercato del lavoro nel 2050. Anche se continuiamo ad affidarci a istituti o economisti, dobbiamo capire che nessuno di loro è mai riuscito ad indovinare cosa sarebbe successo. E se ci è riuscito, ha appunto indovinato. Alcune persone credono che l’apprendimento automatico e la robotica renderanno gli esseri umani economicamente superflui e che potremo prepararci ad una vita fatta solo di relax. Altri pensano che l’automazione genererà nuovi tipi di possibilità di lavoro che non abbiamo considerato. La mia speranza è che l’intelligenza artificiale possa dare una possibilità agli esseri umani di andare d’accordo. Che è l’unica cosa che non ci riesce da quando siamo umani, cioè da 6 milioni di anni.
3. Libertà. La libertà umana è il nostro valore numero uno. Il trionfo della ragione e del libero arbitrio. La realtà è che siamo tutti prodotti di ciò che sentiamo, come di ciò che pensiamo. E i computer ora lo sanno. Gli algoritmi controllano già gran parte delle nostre vite quotidiane, e tra 50 anni, chissà cosa può accadere. Io non sono così ottimista come Google e Facebook.
4. Uguaglianza. Negli ultimi decenni, alle persone di tutto il mondo è stato detto che l’umanità è sulla via dell’eguaglianza. Eppure il mondo non si è mai sentito più ineguale di oggi. Abbiamo una situazione con grande ricchezza e potere concentrato nelle mani di pochi, mentre gli altri non hanno nulla. Quindi no. Non siamo sulla strada dell’uguaglianza, anzi non c’è mai stato periodo storico in cui così poche persone o soggetti privati avessero così tanto potere.
5. Civiltà. A tutti piace avere un senso di appartenenza. Ci piace sentire di avere identità nazionali e sociali, anche se molte delle nostre comunità online vengono spiate da Facebook. Nelle guerre passate si sono verificati scontri tra civiltà. Questo potrebbe accadere anche in futuro, ma potremmo anche affrontare altre sfide globali come nuove catastrofi ecologiche, su cui per cronaca non stiamo facendo granché.
6. Religione. Ci sono molte cose buone nelle religioni. I sistemi di credenze ci confortano e ci legano insieme. Ma alla fine sono solo storie per farci sentire meglio. Quindi probabilmente non è una buona idea aspettarsi che la religione ci fornisca troppe indicazioni su come prepararsi per il futuro. Mi auguro anzi che possano trovare il modo per stare tutte insieme, visto che fino ad oggi sono state altro motivo di scontro.
7. Immigrazione. Molti paesi hanno una reazione negativa contro gli immigrati in un momento in cui l’economia sta vacillando e i posti di lavoro tradizionali sono minacciati. Ma l’immigrazione può essere una forza, sia economicamente che socialmente. La chiave è trovare l’equilibrio tra cattiva immigrazione e buona immigrazione. Non è facile e non abbiamo ancora trovato il modo.
8. Terrorismo. Non dovremmo essere troppo spaventati dal terrorismo. Molto meno persone muoiono per incidenti terroristici di quante muoiano per le bevande gassate. E nessuno ha paura dello zucchero. É comunque una piaga da debellare, ma il futuro potrebbe essere peggio. Ciò che dovrebbe preoccuparci adesso sono i nuovi meccanismi della paura, soprattutto quelli basati sulle nuove tecnologie, di cui ci stiamo preoccupando molto poco.
9. Giustizia. A tutti piace pensare di essere capaci di capire cosa sia sbagliato e giusto, ma sta diventando molto più difficile. I media e i nuovi strumenti ci mostrano cose che potrebbero non essere vere. Di fatto i computer stanno conquistando il mondo, dipendiamo da loro anche su ciò che è vero e falso. Da questo dipende già il nostro sistema.
10. Self-help. Non so come chiamare questo punto, ma penso che a breve ognuno scriverà i propri libri. Saranno una specie di testi di auto-aiuto che non hanno risposte e in gran parte consistono nell’affermare l’ovvio. Ridevo molto quando sentivo chi pronosticava un futuro distopico con i computer al potere. Poi ho notato che in realtà dipendiamo così tanto da loro, da esserne dipendenti. Intendo dire quella dipendenza claustrofobica, come di chi non può fare a meno di una dose di droga. Chi tornerebbe ad un mondo senza computer? A parte il fatto che dovremmo cambiare tutta la nostra economia, ma chi sarebbe davvero disposto a privarsi di smartphone, sistemi di sicurezza, video e altro? Capite? Siamo già dipendenti dai computer, ma più che per il lavoro o la sicurezza, lo siamo per il vuoto che colmano. Siamo “soli” per la maggior parte del tempo. Quindi la paura di chi immagina che i computer inizino conflitti globali di propria iniziativa e cerchino di spazzarci via tutti, non è così pazza come credevo. Spero, tuttavia, che avremo inventato un meccanismo sicuro per evitare questo, ma nessuno dovrebbe dare nulla per scontato. Per questo è il grande segreto sul futuro.