“[…] Vorrei smontare delle balle, chiamiamole così,che vengono dette dal signor Renzi. Parlo del vostro Governo, non di voi, perché spero che abbiate qualcosa che batte nel vostro petto e che queste cose le sentiate. Noi, infatti, siamo rappresentanti della Nazione, di tutti i cittadini, non siamo rappresentanti della poltrona che occupiamo. La prima balla è che il Parlamento non deve essere di ostacolo al Governo. Questo l’ha detto il signor Renzi. Ho già la pelle che mi si è alzata di un centimetro. Il Parlamento è un ostacolo? Queste cose le ho sentite dire solo nei regimi totalitari, neanche in quelli autoritari.
La seconda balla: l’Unione europea ci ha chiesto di fare le riforme. È una mezza verità: potremmo chiamarla, nella neolingua, una volontaria campagna di disinformazione, invece di bugia. L’Unione europea, infatti, ci ha detto di fare le riforme, ma non queste: ci ha detto di fare riforme economiche e del mercato lavoro. Ma noi abbiamo fatto male pure quelle.
Questa riforma somiglia in modo veramente inquietante a quella del 2006 e, anzi, tutti i discorsi che ho sentito fare in Aula spingono sempre di più in quella direzione. Ci credo: chi aveva voluto la riforma del 2006? Il signor Berlusconi, con il quale state facendo le riforme. Quindi non è cambiato niente, assolutamente niente. Anche la famosa clausola di supremazia, che a nessuno qui è piaciuta, compare esattamente nello stesso modo. Si chiamava clausola di supremazia anche allora: almeno cambiategli il nome.
Vorrei parlare del patto che avete fatto con zio Silvio. Quando si è parlato di questo, infatti, qualcuno scuoteva la testa, dicendo: no, noi non abbiamo promesso niente. Riflettiamo, ragioniamo assieme. In questo patto il signor Berlusconi cede tutto: vi dà una legge elettorale con la quale non va al Governo, perché i numeri sono quelli, e una riforma dell’assetto istituzionale in cui chi vince prende tutto; in cambio non prende niente. Che tipo di negoziato sarebbe questo? Pensate che quella persona, che è arrivata dove è arrivata, abbia questa capacità negoziale, di sedersi ad un tavolo dicendo: ti do tutto e non prendo niente? No. Vuol dire che c’è sotto qualcosa, ma non lo conosciamo. Non vuol dire che non ci sia. Bisogna sempre ricordarsi quel famoso detto che dicono a Wall Street a chi pensa di essere quello che sta facendo i soldi: «Se ti guardi intorno e non vedi nessun pollo, sei tu il pollo». Bene, se noi ci guardiamo intorno e non vediamo polli, vuol dire che i polli siamo noi. Anche questo va detto.
Parliamo un attimo dell’immunità, ma giusto per ricordare quello che sta succedendo in questi giorni. È arrivato un avviso di garanzia a Maroni, presidente della Regione Lombardia, il quale poteva trovarsi qui e quindi godere dell’immunità. Bene, voglio ricordare Camillo Benso conte di Cavour, che ricevette in omaggio due pesci, pescati nel canale Cavour, quello che porta il suo nome, e siccome si tratta di un canale demaniale, di proprietà dello Stato, tutto quello che c’è dentro è di proprietà dello Stato. Sapete cosa fece? Li restituì, perché non era opportuno che un Ministro del Regno prendesse in omaggio qualcosa che era di proprietà della collettività. Stiamo parlando di due pesci di fiume. Ora invece parliamo di persone che vengono rinviate a giudizio, indagate, come i consiglieri regionali del Piemonte: quattro condannati e 24 rinviati a giudizio; è normale, più del 50 per cento. Queste persone potrebbero essere qui e noi vogliamo anche dotarli di uno scudo. Perché invece ai consiglieri che non vengono in Senato non viene fornito nessuno scudo? Mi sembra abbastanza incostituzionale anche questo e dovremmo rifletterci.
Quando si parla di questi argomenti, si usa sempre la neolingua, che io uso anche se mi dà molto fastidio: “deriva autoritaria“, “scivolamento verso totalitarismo o verso l’autoritarismo“, “democrazia autoritaria” sono veramente brutte espressioni, ma salviamo il concetto. Badate bene che quando parliamo di questo, non intendiamo che debba venire una dittatura con il manganello vero, perché quella è finita, appartiene al passato, come non esistono più le guerre, anzi le paleoguerre, come le chiamano gli storici, ma esistono le neoguerre, che si combattono in modo pulito, stando a casa e schiacciando un bottone per far partire un drone, una bomba intelligente oppure un missile lanciato da un silos a Minot, in North Dakota, a 15.000 chilometri, che colpisce un bersaglio in Russia o in Cina. Avviene così, spingendo degli innocui bottoni. Quello che dobbiamo pensare è una nuova dittatura, leggera, nella quale rimane lo scheletro democratico perché è questa la chiave: mantenere lo scheletro democratico. Con questo progetto di riforma, abbiamo una perfetta linea di comando. Il centro è il Presidente del Consiglio, ed è qui che questa riforma è uguale a quella del 2006, che accentrava tutto nel Presidente del Consiglio, ma lo fa in modo diverso, mettendo insieme le due cose: il Presidente del Consiglio nomina, con soli nove senatori, il suo Presidente della Repubblica, condiziona la Corte costituzionale ed il Parlamento è schiavo suo (quindi ha fatto una perfetta linea di comando) perché c’è una legge elettorale maggioritaria.
Formalmente rimane l’impianto democratico, che richiede che ci sia un Parlamento, un’elezione e degli organi di garanzia. Ma ve la ricordate l’Argentina degli anni Settanta? Era una dittatura militare eppure il Parlamento c’era e si facevano le elezioni. Andate a vedere i filmati. Si chiamavano gli “alzamanos“, quelli che stavano nel Parlamento, perché votavano sempre in questo modo. Allora quello che chiedo è se vogliamo essere anche noi degli “alzamanos“? […]” Carlo Martelli, M5S Senato – Guarda il video integrale
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