E’ una notizia veramente nuova quella che arriva da uno studio pubblicato su Marine Policy e condotto da un team di ricercatori giapponesi.
La Fossa delle Marianne è la più profonda depressione oceanica conosciuta al mondo. Si trova a circa 10,898 metri di profondità, dove due placche oceaniche si incontrano.
Questa ricerca conferma qualcosa di già noto. Cioè quanto già riscontrato da diversi biologi che hanno analizzato negli anni il contenuto dello stomaco dei pesci che abitano gli abissi. Questo studio ci da conferma quindi che la plastica è ormai arrivata davvero ovunque.
Ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani e l’immagine simbolo di questo disastro è un sacchetto monouso.
Questo sacchetto si trova a quasi 11 mila metri di profondita ed è li da circa 20 anni.
Pensate a quanto tempo debba ancora trascorrere prima che si deteriori. La prima volta che fu visto era il maggio del ’98, ora è ancora li, appena deteriorato.
A quelle profondità abitano alcune delle specie più fragili e incredibili conosciute al mondo.
In pratica siamo riusciti a rovinare anche l’irraggiungibile.
Il 92% dei grandi pezzi di plastica individuati è costituito da plastica monouso. Per i ricercatori “l’unico modo per evitare il problema è regolare subito la produzione di plastica monouso e prevenire il flusso di questi pericolosi detriti dalle nostre coste. Cresce la preoccupazione che gli ecosistemi dei mari profondi siano già danneggiati dallo sfruttamento diretto di risorse biologiche e non biologiche, dalle plastiche, dalla pesca a strascico e dallo sfruttamento”.
Mai detriti negli abissi non finiscono qui. Ecco qualche dato giusto per darvi una piccola idea.
I metalli sono il 26%, la gomma l’1,8%, gli attrezzi da pesca l’1,7%, il vetro l’1,4%, tessuti carta e legname l’1,3%, e altri oggetti di produzione umana il 35%.
La maggior parte dei detriti è stata riscontrata tra 1.000 e 2.000 metri dato che i dati raccolti dai sottomarini erano per lo più relativi a quella profondità, ma è intorno ai 6.000 metri che si registra la densità maggiore di plastiche (che sfiora il 52%).
I dati diffusi da questo studio rappresentano solo una parte del fenomeno, visto che la plastica rimanga per centinaia, se non migliaia di anni una volta che arriva nelle profondità marine.